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Il nuovo corso degli arbitri «Tanti errori, ma in serenità»

Effetto Collina sull’immagine dei fischietti: continuano a sbagliare in campo, ma ora ci sono linee guida chiare, clima migliore, società più tolleranti

Il nuovo corso degli arbitri «Tanti errori, ma in serenità»

Come vanno gli arbitri dopo sette giornate di campionato? L’effetto Collina ha prodotto risultati positivi? Ha lasciato un segno? Ha aperto prospettive nuove per il futuro? Sono queste le domande che in tanti si pongono perchè dall’ex fischietto mondiale ci si aspetta chissà che cosa, quasi avesse una bacchetta magica e portasse chissà quale rimedio per quella che nel dopo calciopoli era considerata un’armata in disarmo.
Collina ce la sta mettendo tutta, ha dato una sterzata al settore arbitrale (complice anche il suo mentore Gussoni) e malgrado qualche errore di troppo, anche grossolano, da parte dei fischietti della Can, una nuova epoca sembra potersi aprire nella «casta» più bistrattata del nostro Paese. Non per niente, oltre ai raduni arbitrali che il «cerbero» Collina fa quasi settimanalmente, questa mattina a Fiumicino si troverà, presente anche Gussoni, con gli allenatori dei club di A e B per discutere i problemi legati alla corretta interpretazione delle regole, per favorire un clima di maggiore collaborazione e serenità in campo.
Si respira un’aria nuova, dunque e se n’è accorto anche Mario Mazzoleni, il 36enne ex arbitro, gallerista d’arte ad Alzano Lombardo che il prossimo 25 ottobre potrebbe togliersi la patente di ex e rientrare prepotentemente nei ruoli di A e B grazie a una sentenza del Tar del Lazio. «Ho contestato in sede prima sportiva, con ricorsi ritenuti inammissibili e poi giudiziaria i motivi della mia estromissione. E ora aspetto la decisione del Tar, ecco perchè sono rimasto nell’Associazione arbitri e continuo ad allenarmi regolarmente perchè il 25 ottobre potrebbe registrarsi l’inimmaginabile». E nessuno, meglio di Mario Mazzoleni può avere il polso della situazione arbitrale perchè, giornalmente, si confronta col 34enne fratello Paolo (col quale lavora nella Mazzoleni Antichità), ancora a disposizione di Collina e integrato nel nuovo corso voluto dal pelato di Viareggio.
«Lasciamo perdere le mie disgrazie e i poteri forti coi quali, senza saperlo, mi sono scontrato quando arbitravo, al punto che, pur di farmi fuori, hanno cambiato e corretto voti e valutazioni», continua Mazzoleni senior, «ma devo ammettere che qualcosa è cambiato tra gli arbitri». É già un buon inizio, una ventata di ottimismo che fa bene a tutto l’ambiente se uno di quelli che comunemente sono definiti «trombati», invece di sparare a zero contro la federcalcio, ha scelto un profilo legale per far valere le proprie ragioni. Ma anche ammettere che una svolta c’è stata. «In passato sono stati commessi tanti errori. Dopo la gestione Bergamo-Pairetto, i vari Agnolin, Mattei e Tedeschi hanno fallito, con gestioni pressapochistiche, non permettendo ai giovani di maturare, non rispettando le norme che prevedono 5 dismissioni ogni anno, arrivando anche alle 8 del dopo calciopoli, ma lasciando negli arbitri un senso di disagio e smarrimento, proprio perchè non c’erano linee guida e il settore era abbandonato a se stesso».
Ieri, ma oggi che sta succedendo? Mazzoleni sorride: «Sento tanti colleghi, li vedo quando vengono a Bergamo ad arbitrare e tutti sono concordi nell’affermare che l’ambiente è sereno e loro sono più motivati rispetto al passato. E lo conferma anche mio fratello Paolo. Certo Collina, al quale ho fatto da quarto uomo nella sua ultima partita in coppa Italia a Pavia, ha dato serenità, l’aspetto tecnico non è lasciato al caso, le riunioni sul regolamento sono di grande spessore, con tanti filmati e vengono esaminati nei minimi particolari gli aspetti tecnici, disciplinari, comportamentali, di posizionamento in campo e di gestione della gara. E poi c’è il lancio dei giovani: dietro a Rosetti e Rizzoli stanno spuntanto i vari Orsato, Pierpaoli, Celi, Rocchi, Gervasoni e tanti altri che sembravano scomparsi nell’anonimato».
Si infervora Mazzoleni nel guardare avanti: è arbitro dentro, un condizionamento che prende tutti quelli che hanno avuto la fortuna di tenere un fischietto tra le labbra. «Con questo clima e con le società più comprensive e tolleranti, è facile arbitrare. Forse è il momento buono per cancellare tutti i sospetti e i rumors di un tempo.

Ecco perchè mi piacerebbe tanto tornare in campo».

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