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IL NUOVO GOVERNO Il programma e la squadra

RomaPrimo, mettere in sicurezza i conti pubblici. Secondo, avviare le riforme che piacciono a Bruxelles e alla Bce, come l’intervento sulle pensioni. Terzo, utilizzare i fondi europei per le opere pubbliche, senza sprecare un euro. Quarto, introdurre maggiore flessibilità in uscita dal lavoro (leggi licenziamenti) e maggiori garanzie in entrata, a favore dei giovani. E poi liberalizzazioni e concorrenza e una stretta sull’evasione fiscale. L’«agenda Monti» è piena di impegni. Ma il tempo è tiranno: si parla già di un decreto di fine anno con misure per racimolare i 20-25 miliardi necessari ad avvicinarsi al pareggio di bilancio nel 2013. L’aumento degli interessi sul debito e la crescita economica risicatissima complottano per allontanare l’obiettivo concordato con l’Unione europea. A fine anno il rapporto debito-pil sarà intorno al 120%, o forse appena meno.
Da qui la necessità di un provvedimento d’urgenza che serva a calmare gli eurocrati di Bruxelles e i mercati internazionali. I capitoli portanti saranno, o dovrebbero essere, pensioni e manovra fiscale.
Pensioni. Il neo-ministro Elsa Fornero ha le idee chiare: introduzione del sistema contributivo pro-rata per tutti già dal 2012, anticipando i tempi lunghi della riforma Dini; possibilità di andare a riposo nell’ambito di una «forchetta» piuttosto ampia, più o meno fra i 63 e i 68 anni, con un sistema bonus-malus, ossia di incentivi economici a restare al lavoro e disincentivi per chi sceglie di pensionarsi prima dell’età mediana dei 65 anni. Il passaggio immediato al contributivo pro-rata per l’intera platea dei lavoratori farà arrabbiare i più anziani e farà piacere ai più giovani. Comunque potrebbe valere molti miliardi di risparmi all’anno.
Fisco, Ici, patrimoniale. L’ipotesi più plausibile è una «super Ici» legata all’entità del patrimonio del contribuente. In pratica, ritornerebbe l’imposta sulla prima casa, non più fissa (in percentuale del valore catastale) ma progressiva. Probabile anche la rivalutazione dei valori catastali, fermi al 1996. L’equiparazione ai valori di mercato porterebbe 14 miliardi di maggiori imposte per il solo comparto abitativo. È questo il suggerimento che arriva a Monti dai suoi colleghi di cattedra (Giavazzi, Alesina, Boeri). La patrimoniale tradizionale avrebbe, invece, un inevitabile effetto depressivo sui consumi, e l’economia si ritroverebbe a crescita zero, vanificando l’impatto delle maggiori entrate.
Infrastrutture. La concentrazione nelle mani di Corrado Passera dei ministeri dello Sviluppo e delle Infrastrutture ha un chiaro significato: nell’immediato la crescita si fa soltanto facendo girare uno dei settori più colpiti dalla crisi, l’industria delle costruzioni.

L’obiettivo sarà di utilizzare le risorse Ue e di semplificare il processo decisionale-burocratico.

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