Il nuovo ministro del Papa apre ai preti sposati

Andrea Tornielli

da Roma

Deve arrivare oggi nella capitale per assumere l’incarico di «ministro» del Papa per il clero cattolico, ma prima di lui, a Roma, sono arrivate le sue dichiarazioni sul celibato sacerdotale: il cardinale Claudio Hummes, fino a ieri arcivescovo di San Paolo del Brasile, nuovo Prefetto della Congregazione del clero, prima di lasciare il suo Paese ha spiegato che «per i religiosi il celibato non è un dogma» ma soltanto «una forma disciplinare» e non ha chiuso la porta alla possibilità di ridiscutere questo argomento.
Il settantaduenne porporato brasiliano ha rilasciato alcune battute su questo argomento al quotidiano O Estado de S. Paulo. Secondo il giornale, Hummes ha detto: «Anche se i celibi fanno parte della storia e della cultura cattoliche, la Chiesa può riflettere sulla questione del celibato perché non è un dogma, ma una norma disciplinare». Il nuovo Prefetto del clero ha quindi osservato che alcuni apostoli erano sposati e che la proibizione del matrimonio è stata adottata solo secoli dopo l’istituzione del sacerdozio. La Chiesa, ha aggiunto Hummes, non è immobile, ma è un’istituzione che cambia quando deve cambiare. Ha però aggiunto che non si tratta di decisioni facili da prendere in fretta: «La Chiesa deve prima discutere se è necessario ridiscutere le norme sul celibato». Dunque lo stesso porporato non si pronuncia sulla necessità di riaprire la questione, pur ammettendo che si tratta di un tema sul quale è possibile discutere.
Secondo O Estado de S. Paulo, Hummes ha definito una «sfida» la diminuzione dei preti in Europa e in altre parti del mondo, e ritiene di non poter prevedere se ci saranno maggiori pressioni per l’ordinazione di uomini sposati. Nel colloquio col giornalista, il cardinale ha quindi ribadito che le accuse di pedofilia a carico dei preti preoccupano la Chiesa: «Anche se si trattasse di un unico caso, sarebbe già una grande preoccupazione». Ma il nuovo Prefetto del clero definisce «ingiusto e ipocrita» il generalizzare questi scandali, perché «il 99 per cento dei preti non hanno nulla a che fare» con questo. «La pedofilia – ha aggiunto – non è un problema solo dei sacerdoti, ma di tutta la società». E ha sottolineato la necessità da parte dei vescovi di investire sempre più nella «selezione rigorosa e nella formazione esigente dei candidati al sacerdozio».
Come si vede, non si tratta affatto di dichiarazioni esplosive. Le parole citate tra virgolette dal quotidiano brasiliano sono poche, non si tratta di un’intervista organica sull’argomento. A fare notizia, però, è il fatto che proprio nella tarda mattinata di oggi Hummes arriverà a Fiumicino, accolto dal suo predecessore, il cardinale Darío Castrillón. La questione del celibato è tornata d’attualità dopo le clamorose ordinazioni episcopali di preti sposati celebrate da monsignor Milingo. Proprio lo scorso 16 novembre Benedetto XVI aveva convocato i capi dei dicasteri della Curia romana per discutere sull’argomento. L’incontro si era concluso con la riaffermazione del «valore della scelta del celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica».
La possibilità di ordinare uomini sposati, per far fronte al calo delle vocazioni e alla carenza del clero, era stata discussa anche al Sinodo dei vescovi celebrato a Roma nell’ottobre 2005. In quella occasione, il relatore, il cardinale Angelo Scola, disse che non era ragionevole pensare a questa soluzione. Mentre il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, qualche settimana fa aveva precisato: «Nessuno in Vaticano vuole l’abolizione del celibato sacerdotale. Non c’è nemmeno la maggioranza fra i vescovi su questo punto».


Le parole del cardinale Hummes sono state accolte molto positivamente da Giuseppe Serrone, leader dei sacerdoti sposati, animatore con Milingo, del movimento «Married Priests Now»: «Quelle del cardinale sono parole illuminate e intelligenti: lui viene dalla Teologia della Liberazione, speriamo che siano tenute in considerazione. Ratzinger, in un suo libro del 1967, lasciava apparire chiaramente la sua posizione favorevole ai preti sposati. Ma nulla è cambiato nella prassi delle gerarchie vaticane».

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