Capitan Zanetti e Angelo Mario Moratti scendono la scaletta dell’aereo tenendo la coppa fra le mani. Poi, ancora insieme, compaiono nell’alba di San Siro: la vecchia Inter e la nuova Inter. Si affacciano al mondo in nerazzurro nel primo giorno dC (dopo la Champions). Forse l’alba di una nuova era. Non c’è Mourinho, non c’è Massimo Moratti. Un segno? Un segnale? Mourinho ha studiato a fondo la storia nerazzurra: sa che papà Angelo lasciò la società prima del mago Herrera.
Conferma Moratti: «Mio padre lo anticipò, stavolta Mourinho ha anticipato me». Non c’è alcuno scricchiolio sinistro nelle parole del presidente dell’Inter. Ma ormai anche Massimo Moratti ha compiuto la sua impresa, ha concluso il lavoro per cui aveva riacquistato l’Inter. Forse rimane l’ultimo cesello: rimetterla e rimodellarla nelle mani di un nuovo allenatore.
Nella notte di Madrid, Moratti ha preferito abbandonarsi al dolce gusto del successo. Ha già catalogato fra i ricordi l’Inter di Mourinho, cavandosela con una battuta di spirito davanti ai presidenti dei grandi club. Al pranzo ufficiale. «Sono molto contento di venire a giocare la finale in questa città: è bellissima. Così bella che un mio stretto collaboratore non vede l’ora di trasferirsi per abitarci e lavorare». Che poi Mourinho gli abbia pianto sulla spalla nello spogliatoio del Bernabeu fa parte dei ricordi. Con una vanità da raccontare. «Magari un giorno si pentirà, come Ibra».
A Madrid si sono separati il nuovo Mou e la vecchia Inter. Il nuovo Mou, quello dai capelli scuri che riparte con i capelli grigi, ma ricco di danari e di una montagna di competenza in più, una capacità tecnica e strategica: prima era tatticamente rozzo, ora tanto più raffinato. Lo ha ammesso: «L’Italia mi ha migliorato, ho imparato a sopportare la pressione. Sono pronto per la Spagna». Lascia la nuova Inter, anche se potrebbe portarsi dietro Maicon. E Milito è andato in un fuori giri oratorio («Ho tante offerte, nel calcio mai dire mai»), quasi il Real... Probabilmente non se ne farà niente e il Principe resterà: qualcuno glielo ha fatto capire nel viaggio di ritorno, ricordandogli che il contratto godrà già di abbondanti bonus per le reti segnate, e lo stipendio annuale avrà un soddisfacente ritocco. Nel caso non fosse soddisfatto, porti una bella proposta e sarà accontentato. Moratti è stato secco: «Ha un contratto». E, infatti, Milito si è presentato alle sei di mattina a San Siro con diversa versione: «Rimarrò certamente». Però mai dire mai.
La nuova Inter ha tratto forza e convinzione dalla vecchia squadra impostata da Mancini ed è stata rimodellata dal portoghese fino a diventare una macchina da guerra calcistica. Può darsi che il triplete sia la fine di un ciclo: il lavoro di Mancini e quello di Mou hanno dato risultati distinti, ma risultati. Chi ne ha guadagnato di più? Mourinho è diventato un allenatore più bravo, l’Inter una squadra più rassicurante. Gli adulatori diranno che il tecnico ha regalato scienza in cambio di qualche successo, i fatti dimostrano che senza grandi giocatori non si va da nessuna parte. Milito insegna, ma pure Sneijder e Lucio.
Ora Mou va a cercarsi gloria, l’Inter rischierà le rogne se Moratti non saprà scegliere bene l’allenatore. Il presidente ha preferito prender tempo. Mou era rimasto a Madrid sabato notte ed è tornato ieri a Como. Mercoledì il Real farà sapere. Tutte le idee portano a Mihajlovic, ma la prudenza consiglia di pensarci ancora qualche giorno. Moratti punta ad un progetto innovativo, difficile pescare qualche santone.
Intanto il presidente attende che Mou gli annunci il distacco, c’è di mezzo una penale: tutti pensavano fosse di 7 milioni, gli spagnoli l’hanno svelata: 16 milioni. E Moratti ha confermato. Pesante. Mourinho otterrà uno sconto, il Real pagherà il resto in cambio di uno stipendio equivalente a quello milanese. I giornali inglesi raccontano i particolari minuto per minuto: Mou avrà 4 anni di contratto a 10 milioni a stagione. Poi, nei conti fra Milano e Madrid, ci saranno i tre milioni che l’Inter dovrebbe pagare per aver vinto la Champions con Sneijder: un premio produzione.
Ma non sono i quattrini quelli che delineeranno la nuova storia dell’Inter. Moratti ora dovrà sganciare 600mila euro a testa per il triplete, poi vorrebbe stringere le spese: «Bisogna fare attenzione alla situazione economica internazionale e nazionale.
Serviranno concretezza e realismo», ha raccomandato a se stesso. Quindi per ora arrivano Biabiany, Coutinho e Castellazzi, due ragazzini e un portiere da restaurare. Poi magari un vecchio ragazzo. Mourinho sembra così lontano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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