Il nuovo piano industriale

Il Monte Paschi promette ai soci più di 2 miliardi di dividendi entro il 2015, quando l’utile avrà raggiunto quota 1,7 miliardi. La prima a reclamare cedole più «rotonde» era stata la Fondazione Mps, primo azionista della banca. Gli analisti hanno così accolto con favore il nuovo piano industriale (1,1 miliardi i profitti attesi nel 2013) approvato dal cda insieme all’aumento di capitale da 2,5 miliardi. Forte fin dall’apertura, il titolo ha chiuso in Piazza Affari con un progresso dell’1,8 per cento. La ricapitalizzazione include i 470 milioni necessari per ritirare, con l’aiuto di Mediobanca, alcuni titoli «ibridi» ora in gran parte nelle casse della Fondazione Mps.
L’Ente farà la sua parte nell’aumento e lo stesso vale per l’alleata francese Axa che ha già dato il suo «assenso informale», ha detto il presidente del Monte, Giuseppe Mussari. Dolorante alla spalla per una caduta da cavallo, il banchiere non si è però sbilanciato sulle mosse di Francesco Gaetano Caltagirone, che oltre a sedere alla vicepresidenza è il primo socio privato di Rocca Salimbeni. «Non ho indicazioni», ha ammesso Mussari, ma è evidente che un disimpegno dell’imprenditore romano, per cui si prospetta un esborso vicino a 100 milioni, equivarrebbe a uno «strappo». In realtà l’orientamento di Caltagirone sarebbe positivo ma prima vuole studiare a fondo la ricapitalizzazione, da cui il mercato si attende uno sconto del 25-30%. Non ci dovrebbero inoltre essere sorprese sulla «fedeltà» di Unicoop Firenze (2,4%). La Fondazione Mps, però, non dispone del miliardo necessario a coprire pro-quota il rafforzamento patrimoniale, quindi, procederà ad alcune dismissioni (probabilmente cederà la metà del pacchetto di azioni privilegiate in suo possesso) e si indebiterà pur di non scendere sotto il 50% della banca. Dopo l’aumento il Monte sarà «del tutto a posto» con i parametri di Basilea 3, ha assicurato il direttore generale Antonio Vigni.
Il piano prevede ricavi in crescita (+6,2% annuo) e di spingere l’indice patrimoniale Common equity ratio dall’8,1% pro-forma del 2010 all’8,6% al 2013 e al 9,3% al 2015. La progressione tiene conto della ricapitalizzazione con cui il Monte rimborserà 1,9 miliardi di Tremonti-bond che appesantiscono il bilancio. S&P ha alzato il rating individuale della banca con prospettive «stabili».
Convinto che Rocca Salimeni avrebbe superato gli stress test anche senza chiedere denaro ai soci, Mussari ha specificato che questo è il momento «giusto» per ricapitalizzare. La banca non prevede, comunque, acquisizioni nei prossimi cinque anni, piuttosto vuole valorizzare la controllata nel credito al consumo, Consum.

it, attraverso «un accordo», probabilmente con un partner estero; come è avvenuto con Axa. Mps prevede poi una riduzione dei costi, compreso un taglio al personale, così da arrivare a fine piano a un cost-income del 44% per cento.

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