
"Sarà un impianto di livello mondiale, destinato a diventare una nuova icona architettonica per Milano e un simbolo della passione dei tifosi di calcio di tutto il mondo". Sono passate neanche otto ore dal via libera alla vendita del Meazza e delle aree arrivato ieri intorno alle quattro del mattino (tra le polemiche) in Consiglio comunale e Milan e Inter, che attendevano questo traguardo ormai da almeno sette anni, cantano vittoria e assicurano che il nuovo impianto rossonerazzurro non farà rimpiangere la storica Scala del calcio. In una nota congiunta i club esprimono "soddisfazione" per il via libera del Comune, "un passo storico e decisivo per il futuro delle squadre e della città". Guardano "con fiducia e responsabilità" ai prossimi passaggi dell'iter che li porterà a realizzare "un nuovo stadio che soddisfa i più elevati standard internazionali". Il presidente del Milan Paolo Scaroni, che più di tutti e fin dall'inizio della "telenovela stadio" si è speso per arrivare al risultato, è "veramente contento" e scandisce le prossime tappe. Palazzo Marino deve comunicare alle società il contratto finale della proposta di acquisto come è uscito dal voto dell'aula. I (pochi) emendamenti approvati non intaccano la parte economica dell'accordo, rimaneva aperto un confronto sullo "sconto", la compartecipazione alle spese fino a 22 milioni invece di 36, ma non sarà questo a bloccare l'operazione. A quel punto la giunta deve approvare la convenzione quadro urbanistica e "possiamo siglare il rogito davanti al notaio" entro ottobre. I 197 milioni per l'acquisto del Meazza e delle aree vengono versati in tre rate, subito 73 milioni. La "pratica" va chiusa prima del 10 novembre per evitare che scatti il vincolo sul secondo anello. Allora partirà la progettazione, affidata a Norman Foster e David Manica ("abbiamo scelto i migliori al mondo" afferma Scaroni) e richiederà 6/8 mesi. Poi "la presenteremo alla conferenza dei servizi a cui parteciperanno Comune, Regione, Asl, enti interessati, compresa l'autorizzazione ambientale. Tutto questo - conclude - ci attendiamo avvenga entro metà 2027. A quel punto comincia la costruzione dello stadio che dovrebbe finire entro il 2030, largamente in tempo per il 2032. Il nuovo San Siro deve essere pronto per ospitare gli Europei". Una stadio da "quasi 72mila posti". I ricorsi? "Quelli ci possono sempre essere in Italia, ma credo che ci siano tutti gli elementi perchè vengano respinti". Anche il sindaco Beppe Sala è fiducioso: "Credo che abbiamo fatto tutte le cose per bene. Qualcuno la chiama una svendita ma è una falsità, il valore al metro quadro fa riferimento all'utilizzo a fini sportivi, se avessimo voluto vendere a uno sviluppatore per progetti edilizi avremmo preso molti più soldi ma non era l'obiettivo del Comune. Inchieste? Mi auguro di no, abbiamo guardato le carte e messo grandi professionisti al lavoro, non mi prendere dei rischi vedendo un vero rischio, sono anche verso la fine, nessuno ha voglia di prendere rischi". La Procura di Milano, che nei mesi scorsi ha aperto un fascicolo dopo l'esposto del Comitato Sì Meazza, sta monitorando ancora, senza attività di indagine specifiche.
Il via libera alla vendita "permette di uscire da una lunga fase di stallo negativa per la città - sostiene il presidente di Confcommercio Milano Carlo Sangalli -. Lo rileva Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio -. Era necessaria una svolta.
Per dare un'idea, una finale di Champions League a San Siro ha un indotto di circa 35 milioni". Soddisfatto il presidente di Assolombarda Alvise Biffi, "sarà un volano per Milano. Ospiteremo prossimamente la presentazione del progetto con i vertici dei club".