È un popolo di «traditi» quello degli obbligazionisti dellAlitalia: perché quando i risparmiatori, nel 2002, hanno sottoscritto i «Mengozzi bond», la compagnia aveva come socio di riferimento il Tesoro, che costituiva di per sé una garanzia e una sicurezza. Invece oggi sono iscritti al passivo dellamministrazione straordinaria e il mese prossimo si riuniranno in assemblea per chiarire la situazione. Ieri, uno spiraglio di buona notizia: nel decreto sugli incentivi per lauto dovrebbe essere inserita una norma per indennizzare, almeno parzialmente, i possessori delle obbligazioni. Lordine di grandezza dello stanziamento dovrebbe essere di cento milioni.
Non si sa quanti siano i piccoli obbligazionisti; entro il 17 novembre 2008 ciascuno di essi deve aver presentato i moduli per lammissione al passivo, ma il commissario Fantozzi non ha mai fatto conoscere il loro numero. Lemissione risale a sette anni fa nel pieno della crisi provocata dallattentato alle Torri gemelle, dopo la rottura dellalleanza con Klm e lavvio di una partnership con Air France con lingresso in SkyTeam. Fu varato un aumento di capitale di circa 2 miliardi, di cui 715 milioni in obbligazioni convertibili 2002-2010. Erano, appunto, i «Mengozzi bond» (dal nome dellallora ad della compagnia), con rendimento lordo annuo del 2,9% e scadenza 22 luglio 2007; poi, nel 2005 - lera di Giancarlo Cimoli - , con le casse della compagnia in continuo affanno, la scadenza fu differita di tre anni, al 22 luglio 2010, con l'innalzamento del tasso d'interesse al 7,5% lordo.
La domanda di rimborso è stata presentata anche dal ministero dell'Economia, possessore del 62% circa dei bond convertibili, quindi circa 445 milioni. I piccoli risparmiatori e altri investitori detengono bond per 270 milioni nominali.
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