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«O pagate le mazzette o lasciamo i treni sporchi»: sindacalista in manette

Arrestato il segretario nazionale di una sigla di base: minacciava scioperi per incassare tangenti

Sarebbe consolatorio dire che adesso si capisce perché i treni sono perennemente sporchi: il problema è assai più complesso, si trascina da anni e le responsabilità sono molteplici. Ma sulla piaga della sporcizia sulle vetture Fs si scopre ora che c'è chi ci ha marciato, e all'interno di una sigla sindacale che da anni si presenta come quella dei «duri e puri» all'interno della galassia ferroviaria: l'Orsa, il sindacato di base.
In manette è finito questa mattina Pasquale Maio, segretario aggiunto del Salpas, il sindacato die lavoratori delle pulizie aderente all'Orsa. Lo hanno catturato gli agenti della Polfer proprio alla stazione Rogoredo di Milano, dove aveva appena incassato una tangente di diecimila euro. Tattica elementare: alle aziende che ottenevano gli appalti, Maio chiedeva di pagare una stecca in contanti, minacciando in caso contrario di indire scioperi e blocchi degli straordinari che avrebbero avuto come conseguenza la sporcizia dei treni e il blocco dell'appalto. Un altro segretario nazionale aggiunto dello stesso sindacato e un tecnico della segreteria nazionale sono stati denunciati; è stata arrestata anche una quarta persona che si spacciava per un ispettore di qualità delle Fs.
L'operazione, denominata «Treni Puliti», è stata portata a termine dalla Polfer, dopo che alcune ditte si erano rifiutate di pagare e si erano rivolte alla sicurezza aziendale che subito ha avvisato le forze dell'ordine. L'Orsa - è stato spiegato oggi in conferenza stampa in Questura a Milano - ha «immediatamente preso le distanze» dalle persone coinvolte e dalla vicenda, mentre un funzionario delle Ferrovie dello Stato ha precisato che «il management del gruppo mette al primo posto «la trasparenza e la correttezza nell'erogazione dei servizi».
L'estorsione andava avanti da tre anni per un giro di circa 150 mila euro complessivi: i tre sindacalisti avrebbero agito, abitualmente, in fase di rinnovo di appalto. Per evitare che i dipendenti incrociassero le braccia - in conseguenza a ritardi nei pagamenti di stipendi e straordinari, cosa che può capitare in fase di subentro di un'azienda all'altra - si facevano dare anche 5 mila euro al mese. Altrimenti avrebbero potuto «sobillare» i 300 iscritti in regione, inconsapevoli del vero motivo delle proteste sindacali.
Mentre Maio, 46 anni, veniva arrestato a Rogoredo con diecimila euro, con duemila euro veniva sorpreso alla Centrale un sedicente ispettore di qualità, Walter Di Bona, di 43 anni, che pretendeva 800 euro al mese per evitare controlli sulle pulizie eseguite. Ad entrambi sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Una «brutta pagina» per le imprese, «che hanno accettato di essere ricattate» e per il sindacato, che «dovrebbe rappresentare i lavoratori», ha commentato l'ad di Fs, Mauro Moretti.

«Per le Ferrovie c'è un doppio danno - ha aggiunto il manager - e per questo ci costituiremo parte offesa sia contro le imprese sia contro queste persone. È brutto che un sindacato come l'Orsa non abbia avuto gli strumenti per capire cosa stava accadendo. Eppure c'erano tutti i presupposti».

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