Obama adesso tassa i paperoni americani Contro il deficit presenta la "Buffet rule"

Attesa oggi la presentazione del piano che prevede una patrimoniale. La misura, opera "dell’oracolo di Omaha", Warren Buffett. colpisce lo 0,3% dei contribuenti. Repubblicani in difesa: il provvedimento provoca "ulteriore insicurezza, punendo le persone che creano posti di lavoro"

Obama adesso tassa i paperoni americani
 
Contro il deficit presenta la "Buffet rule"

Obama sì, Berlusconi no. Per arginare il superdeficit degli Stati Uniti il presidente Usa sta pensando a quella «patrimoniale» sui ricchi che il presidente del Consiglio è riuscito a espungere dalla manovra lacrime e sangue di Ferragosto. C’è una particolarità che accomuna i due politici: l’invenzione non è farina del loro sacco. Come la «stangata» che avrebbe dovuto colpire i benestanti italiani aveva avuto l’imprimatur della Lega così l’ultimo coniglio che il capo della Casa Bianca oggi dovrebbe tirare fuori dal cilindro è opera del suo consulente economico più ascoltato, l’«oracolo di Omaha», Warren Buffett.

Il mago degli investimenti, il creatore della mitica Berkshire Hathaway ha suggerito al presidente che i Paperoni d’America «sono stati viziati troppo a lungo» e che quindi una mazzata fiscale ci sta bene. Il problema americano, infatti, è di difficile soluzione (come quello del nostro Paese): bisogna ridurre il deficit di bilancio di almeno 2mila miliardi di dollari e contestualmente finanziare il piano per il lavoro recentemente presentato che costa circa 450 miliardi.

Una prima soluzione è per l’appunto la Buffett rule, «la regola di Buffett», cioè aumentare l’imposizione su coloro che denunciano redditi superiori al milione di dollari (725mila euro circa), tagliando quella serie di benefici che consente a coloro che hanno un reddito molto elevato di avere una pressione fiscale inferiore a coloro che guadagnano meno. Certo, la platea non è così estesa su 145 milioni di dichiarazioni registrate negli Usa l’anno scorso solo lo 0,3% (450mila) superava il milione e perciò ipotizzare un gettito miliardario per la nuova tassa appare azzardato.

Ma è un «segnale» alla sua base anche in vista delle presidenziali dell’anno prossimo e tutto fa brodo. E poi non è detto che la proposta rimanga così com’è considerato che alla Camera la maggioranza è del Partito repubblicano che attraverso il presidente della commissione Bilancio, Paul Ryan, ha già fatto sapere che la proposta avanzata da Obama provoca «ulteriore insicurezza, punendo le persone che creano posti di lavoro».

Il sistema fiscale americano appare, infatti, «rovesciato» rispetto ai canoni europei perché finora impostato su uno schema liberale nel quale chi ha a disposizione più mezzi, non deve essere vessato, perché ritenuto il principale motore dell’economia. E quindi anche l’eliminazione di detrazioni e deduzioni per le società di capitale e l’inasprimento del prelievo sulle società petrolifere per finanziare non riceverà certamente una buona accoglienza dal «Grand Old Party» in Parlamento.

Si capisce, quindi, l’imbarazzo di alcuni democratici che temono il fuoco incrociato delle opposizioni sullo stimolo al mercato del lavoro e sul taglio della spesa pubblica che avranno un iter separato. Alcuni consiglieri invece gli avevano suggerito di mettere tutto insieme in una super-manovra piuttosto che dare l’idea di intervenire di volta in volta per tappare delle falle.

Tutto l’Occidente, infatti, si assomiglia molto nel modo di gestire la crisi perché gli interessi «di bottega» finiscono con il prevalere su quelli più generali. Se da una parte l’intenzione di tagliare di mille miliardi di dollari le spese militari (intervento in Iraq incluso) genera non poche preoccupazioni nei Repubblicani e nelle lobby della difesa, va detto che sulle limitazioni alla spesa sociale le parti si invertono.

Obama, infatti, vorrebbe elevare da 65 a 67 anni l’età di accesso a Medicare, il piano sanitario pubblico che consente grandi sconti sui farmaci che si vendono dietro presentazione di ricetta.

Si tratta di spese coperte dal budget federale e che nei prossimi anni peseranno per 7mila miliardi di dollari. Obama vorrebbe intervenire, i Repubblicani dicono «no». Il perché è presto spiegato: gli anziani votano repubblicano.

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