Obama e i primi capelli bianchi: il potere adesso logora chi ce l’ha

La scoperta della stampa Usa sul presidente. Ma dalla politica all’imprenditoria fino al calcio, comandare ormai invecchia. In un attimo

Obama e i primi capelli bianchi: 
il potere adesso logora chi ce l’ha

O si tingeva i capelli prima o è un brutto segno, di quelli che non si cancellano facilmente con il Bioscalin. Obama sta diventando bianco. Come Babbo Natale. Quarantacinque giorni alla Casa Bianca e i suoi capelli si sono messi in sintonia con i colori della dimora. A fargli le pulci, nel senso letterale del termine, è stato il New York Times che gli ha messo, come se non lo facesse lui ogni giorno guardando gli indici economici del paese, le mani nei capelli. Le aree bianche nella capigliatura, inesistenti all’inizio della campagna elettorale, si sono ampliate visibilmente col passare del tempo e il fenomeno si è accentuato da matti nelle ultime settimane.

Di certo è in buona compagnia. Quelli di Bush figlio diventarono candidi in tempo zero dopo l’undici settembre, quelli di Clinton un paio d’anni dopo il suo insediamento, forse perché l’abitava con Hillary, ma prima di conoscere Monica. C’è chi le studia queste cose. Dicono che ogni anno di presidenza, dal punto di vista dell’invecchiamento, costi almeno due anni. Ma non vale solo per chi entra nella prigione più lussuosa del mondo, Pennsylvania avenue numero 1600. Anche allenare l’Inter, tanto per buttarla sulla religione, ti trasforma in pochi mesi nell’erede diretto dell’uomo di Cro-Magnon. Mancini e Mourinho, che pure sono degli ometti mica male, si guardano da un po’ allo specchio con una certa ferocia, ma neanche Carletto Ancelotti, il buono, sembra più un adolescente. Come dice Ibra nella pubblicità «Campionato, Champions league, Coppa Italia, amichevoli, interviste, approfondimenti... non dormo più... ». Ma lascia stare. Appunto.

Per Barack Obama, che ha 47 anni e che ha sempre fatto dell’approccio slow ai problemi, un punto fisso della sua marcia «Obama no-drama», non è una bella cosa. Lui al look ci tiene da matti. Fa un’ora di palestra ogni giorno, se capita non rinuncia a una partitina a basket, i paparazzi lo hanno beccato alle Hawaii con i pettorali di Costantino Vitigliano e l’addome di Scarlett Johansson. Zariff, il barbiere di Chicago, che gli cura i capelli da 17 anni, glieli taglia ogni due settimane, giura che mai e poi mai Obama si tingerebbe la chioma, come per esempio faceva il vecchio Reagan: «I suoi capelli sono naturali al cento per cento». E senza brillantina Linetti.

Sarà forse che la sinistra, cioè guidare la sinistra, fa male alla salute. Prendete Uòlter Veltroni. Il Partito democratico lo ha fatto diventare suo nonno. In meno di due anni il suo look ha perso più punti che il partito alle elezioni sarde. Sembra il D’Alema che andò al governo. Lo aveva tanto desiderato. Appena arrivò a palazzo Chigi fu come se avesse scoperto nell’armadio la Bindi in topless. E Marchionne? Non che si conservi male ma da quando guida la Fiat, e la strada non è mai stata in salita come in questi anni, non sembra più lo stesso.

Per non parlare di Alessandro Profumo il cui look sembra più adatto a un pensionato lungodegente con le pantofoline in felpa che a un caimano della finanza.

I tempi sono cambiati, il potere adesso logora chi ce l’ha. E chi non ce l’ha più come Andreotti sembra fresco come una rosa...

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