Avvocato con laurea a Harvard, difensore dei diritti civili, grande oratore. Il grande nemico dei repubblicani neri è Barack Obama, 45 anni, originario del Kenya. È il quinto senatore afro-americano della storia: eletto in Illinois nel 2004, la massa degli elettori lha conosciuto durante la convention democratica che portò alla nomination a candidato presidente di John Kerry. La storia della sua vita assomiglia a quel sogno americano che in molti inseguono. Suo padre Barack Obama sr. era un pastore di capre di Nyangoma Kogalo, un piccolo villaggio della provincia di Nyanza, nel Kenya Occidentale. Riuscì a vincere una borsa di studio e si trasferì alle Hawaii, dove incontrò la madre di Barack, una bianca del Kansas che era andata ad abitare a Honolulu assieme ai genitori. Barack nacque da quel matrimonio.
Nel 1988 il giovane Barack studiò legge a Harvard e divenne il primo afro-americano a presiedere la Harvard Law Review. Lasciato lateneo, andò a Chicago dove ebbe una serie di proposte dei più importanti studi legali della città. Le rifiutò tutte e cominciò a dedicarsi alla difesa dei diritti civili e alla politica: democratico. Dal matrimonio con unavvocatessa, Michelle, il legale-senatore ha avuto due figlie. Tutti e quattro fanno la famiglia felice: di colore e di successo.
Obama ha cominciato a far parlare di sé quando è riuscito ad avere la nomination a senatore nel marzo 2004, sbaragliando sei concorrenti. Poi lexploit alla Convention di Boston, raccontando la storia della sua vita e di come suo padre «con un duro lavoro e tanta perseveranza ottenne una borsa per studiare in un posto magico, lAmerica». È uno che sa parlare, Barack. «Sono così sovraesposto da essere riuscito a far passare Paris Hilton per una reclusa», disse una volta. È autoironico, qualità che manca alla gran parte dei suoi colleghi di partito, sempre più lontani dalla gente e sempre più con la puzza sotto il naso. Il settimanale Newsweek lo ha scelto come la persona più in vista del 2005. Piace a tutti, cè chi lo indica come potenziale candidato alla presidenza per il 2008. Lui dice di no, ma ci spera. In realtà però punta sul 2012 e si accontenterebbe di entrare nel ticket presidenziale anche da vicepresidente. È un punto di riferimento anche per i repubblicani neri. Perché è allineato ai democratici, ma non troppo.
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