Obama promuove Fiat: «Impressionante il suo cambio di marcia»

Alla fine anche Barack Obama si è convinto della buona fede di Fiat. E per sottolineare come il Lingotto rappresenti il partner ideale per Chrysler, in grado quindi di far ripartire i motori di Auburn Hills, il capo della Casa Bianca ha ricordato agli americani «l’impressionante inversione di marcia» compiuta da Fiat tra il 2004 e il 2008. Ma quello che è più importante agli occhi dell’opinione pubblica Usa, è che il protagonista del salvataggio di Fiat è lo stesso con cui Chrysler condividerà il futuro, quel Sergio Marchionne uscito dal cilindro di Umberto Agnelli e Gianluigi Gabetti che multinazionali di tutto il mondo vorrebbero avere al vertice. Obama ha così concesso a Chrysler l’ultima possibilità. «Per sopravvivere - ha detto il presidente, concedendo all’ad Bob Nardelli 30 giorni per siglare un’intesa - il gruppo ha bisogno di un partner. Se sarà raggiunto un accordo solido che protegge i consumatori americani, considereremo la concessione di 6 miliardi di dollari. Ma se l’accordo non sarà raggiunto, e non si troverà un altro partner, non saremo in grado di giustificare investimenti di ulteriori fondi dei contribuenti per tenere Chrysler in attività». «La Fiat - ha aggiunto - è pronta a trasferire la sua tecnologia di punta alla Chrysler e, dopo aver lavorato in stretta collaborazione con il mio team, si è impegnata a costruire nuove auto a basso consumo di carburante e motori qui in America». Marchionne, che si prepara a volare negli Usa per mettere nero su bianco l’intesa, ha subito ringraziato con una nota Obama «per il suo incoraggiamento». L’ad torinese torna anche a rassicurare le istituzioni americane: «Questa alleanza - scrive - non solo permetterà a Chrysler di rafforzare la propria solidità finanziaria, ma contribuirà anche a salvaguardare posti di lavoro negli Usa, riuscendo ad accelerare in modo significativo gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo». Per definire l’intesa, Marchionne dovrebbe continuare a confrontarsi con il numero uno Nardelli che, secondo l’agenzia Bloomberg, dovrebbe rimanere alla guida del gruppo.

L’accordo di gennaio, definito «una pietra miliare» da Marchionne, prevede che Fiat, in cambio delle tecnologie per auto di dimensioni compatte, abbia una quota iniziale del 35% (20% secondo il Wall Street Journal) nel capitale di Chrysler senza sborsare un dollaro.

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