Base Obama chiama Houston, spegnete i motori, si scende. Addio Luna, addio Marte, addio progetti di gloria stellare, ancora qualche mese e l’America tornerà con i piedi per terra. Obama ha deciso, i progetti della Nasa costano troppo, dunque bisogna rivederli, forse cancellarli. Inizia così con uno sgambetto a chi insegue nuove frontiere spaziali il primo anno fiscale del presidente destinato nell’immaginario elettorale a riaccendere il sogno americano. Quel sogno già affievolito proietta ora un’ombra sinistra sul futuro di Houston e Cape Canaveral e delle centinaia di aziende chiamate a sviluppare i progetti spaziali varati dopo la tragedia dello Shuttle e del suo equipaggio inceneriti da un guasto al rientro nell’atmosfera. Per rispondere a quell’ecatombe la Casa Bianca varò, nel 2004, il “Vision for Space Exploration”, un ambizioso piano destinato a preparare il ritorno sulla Luna nel 2010 e la costruzione di una base trampolino da cui spiccare il volo verso Marte.
Per raggiungere quegli obiettivi bisognava però progettare una navicella spaziale capace di sostituire lo Shuttle e un nuovo missile in grado di sospingerla più lontano. Quel razzo e quella navetta pronti ad entrare in esercizio nel 2015 dovevano garantire anche la successione dello Shuttle e dei suoi propulsori destinati ad uscire di scena nel settembre 2010. Per la progettazione della navetta spaziale Orion e dei razzi Ares I e Ares V destinati a spingerla nello spazio la Nasa spende oggi 250 milioni di dollari (190 milioni di euro) al mese. Troppi a detta degli esperti di Obama. Il preventivo federale da 3,44 trilioni di dollari varato della nuova amministrazione oltre a prevedere, per la prima volta, capitoli di spesa per il conflitto afghano superiori a quello iracheno, impone anche tagli per 17 miliardi e una totale revisione dei piani di sviluppo della Nasa. Alla decisione di rivedere i piani per Luna e Marte non corrisponde un taglio del budget destinato all’agenzia spaziale bensì un incremento di spesa pari a 903 milioni di dollari. Gran parte dei nuovi fondi serviranno però a finanziare il dipartimento “verde” della Nasa, ovvero studi e i progetti sui cambiamenti climatici.
A far le pulci all’ambizioso “Vision for Space Exploration” è stato chiamato Norman Augustin, già presidente e amministratore delegato della Lockheed Martin. A partire da agosto il super esperto scelto dalla nuova amministrazione passerà al setaccio attività, conti e fatture di tutte le grandi aziende coinvolte nella progettazione della navetta Orion e del razzo Ares. I conteggi del “gran ragioniere” spaziale e l’eventuale archiviazione di quei progetti rappresentano un’autentica spada di Damocle per il futuro di tutta l’esplorazione spaziale. Dal prossimo anno, quando la Nasa manderà in pensione lo Shuttle, i collegamenti con la Stazione spaziale internazionale resteranno nelle mani dei russi almeno per cinque anni. Se nel 2015 la Nasa non sarà in grado di mettere a disposizione una navicella alternativa Mosca si garantirà il monopolio delle lotte spaziali conquistando, grazie ai tagli della Casa Bianca, quella supremazia spaziale inseguita fin dai tempi della guerra fredda.
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