Ventunesimo dibattito televisivo, un'altra Hillary e un altro Obama. Lei sorridente, sicura di sé, empatica. Lui con il volto velato di tristezza, a tratti titubante, sempre sulla difensiva. A cinque giorni dalle primarie della Pennsylvania la stampa si chiede: che cosa succede a Barack? E mentre i due contenenti democratici attendono ansiosi gli ultimi sondaggi, John McCain, pur restando nell'ombra, continua a brillare e beneficia dei primi segnali di insofferenza nel pubblico per l'interminabile duello tra l'ex first lady e il candidato di colore. Gli stessi programmi, le stesse promesse, da settimane le stesse promesse. Molti elettori non ne possono più e questo è un pessimo segnale in vista delle presidenziali: un candidato che inizia a stufare già in aprile come può entusiasmare la folla nei momenti cruciali ovvero a novembre?
Nel dibattito organizzato dall'Abc mercoledì sera non è emersa nessuna novità, se non riguardanti i toni, il contesto e l'atteggiamento dei due candidati. Certo, le premesse non erano favorevoli a Obama: uno dei due conduttori era George Stephanopoulos, un ex collaboratore di Bill Clinton. E infatti le domande più insidiose e insistenti sono state rivolte proprio al senatore dell'Illinois. Non è la prima volta che accade, ma in passato queste piccole imboscate non erano state sufficienti a metterlo in difficoltà. L'altra sera invece sì. Pungolato sull'ex consigliere spirituale Wright e sul perché sia riluttante ad appuntare al bavero della giacca le spillette con la bandiera nazionale, Barack ha risposto con argomentazioni involute e frasi mal strutturate, insolite per un oratore di solito affascinante e travolgente come lui.
Per il New York Times questa è stata «la sua peggiore performance» dall'inizio della campagna, mentre Hillary è apparsa in difficoltà solo quando è stata sollevata la gaffe del suo viaggio in Bosnia, che non fu affatto pericoloso come da lei inizialmente dichiarato.
Un Obama stanco perde il confronto con la Clinton
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