Washington - Barack Obama ce l'ha fatta. In una notte storica è diventato il primo presidente nero degli Stati Uniti, il 44esimo della serie. L'affluenza record (oltre il 65%, per l'elezione di Kennedy si fermò al 63%) ha allungato le code ai seggi e ha reso più lento lo spoglio dei suffragi, ritardando l'annuncio della vittoria del candidato democratico. La certezza, non matematica, ma politica, è stata acquisita quando il candidato democratico si è aggiudicato l'Ohio, uno Stato chiave, lo Stato che tutti i candidati repubblicani divenuti presidenti avevano sempre vinto. Poco prima era arrivata anche la certezza di avere conquistato la Pennsylvania. Poi la sicurezza definitiva è arrivata dalla Florida e dalla California. A quel punto Obama si è potuto festeggiare, questa volta i sondaggi non hanno ingannato come con John Kerry nel 2004. L'insediamento ufficiale del nuovo inquilino della Casa Bianca a Washington è previsto per il 20 gennaio.
L'invito di Bush Il presidente americano Bush ha detto oggi che "tutti gli americani possono essere orgogliosi" di avere "fatto la storia" col voto che ha dato la vittoria a Obama. "Accoglierò Obama alla Casa Bianca il prima possibile" ha detto, parlando dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, il presidente uscente degli Stati Uniti. Bush ha invitato ala Casa Bianca sia Obama che la sua famiglia, aggiungendo di non vedere l’ora di accoglierli: "Sarà uno spettacolo emozionantè vedere Barack Obama, la moglie Michelle e le loro figlie meravigliose varcare la soglia della Casa Bianca. So che milioni di americani saranno pieni di orgoglio nel testimoniare questo momento così pieno di ispirazione che così tante persone hanno sognato così a lungo" ha detto ancora Bush.
Stato per Stato Poco dopo le 9,30 italiane, il presidente eletto degli Usa, aveva ottenuto 349 voti elettorali, il candidato repubblicano, John McCain, 163 voti. I voti di Obama vengono da Vermont (3), Virginia (13), Ohio (20) Connecticut (7), Delaware (3), Distretto di Columbia (3), Illinois (21), Maine (4), Maryland (10), Massachusetts (12), New Hampshire (4),New Jersey (15), Pennsylvania (21), Michigan (17), Minnesota (10), New Mexico (5), New York (31), Rhode Island (4), Wisconsin (10), Iowa (7), Nevada (5), Colorado (9), California (55), Oregon (7), Stato di Washington (11), Florida (27), Hawaii (4), Indiana (11). I voti di McCain vengono da Georgia (15) Kentucky (8), South Carolina (8), West Virginia (5), Alabama (9), Mississippi (6), Tennessee (11), Oklahoma (7), Kansas (6), Lousiana (9), South Dakota (3), Arkansas (6), North Dakota (3), Texas (34) Wyoming (3), Utah (5), Idaho (4), Nebraska (5), Arizona (10), Alaska (3), Montana (3). Per essere eletto alla Casa Bianca occorrevano 270 voti elettorali. Mancano ancora i risultati di due Stati: North Carolina (15 voti) e Missouri (11 voti).
Un presidente per sperare L'America è andata al voto nel pieno d'una crisi finanziaria che le toglie fiducia e che deve ancora fare sentire l'impatto sull'economia reale, mentre le difficoltà militari e politiche in Iraq e in Afghanistan incrinano le certezze e le sicurezze della superpotenza unica. In un momento difficile, con un esercizio di democrazia che la conferma fucina di coraggio per l'Occidente, l'America ha scelto e ha scelto il cambiamento: un presidente giovane, nero e relativamente inesperto, ma che è un simbolo di speranza e che impersona il sogno americano.
All'Est e al Sud Obama s'é imposto in alcuni Stati Chiave di questa competizione: ha fatto suo il New England, ed era scontato, i Grandi Laghi, ma soprattutto ha confermato il potere democratico in Pennsylvania e ha strappato ai repubblicani l'Ohio e lo Iowa, oltre ad altri Stati contesi. I risultati dell'Ohio e dello Iowa sono stati il segnale della disfatta per il candidato repubblicano John McCain, arrivato all'Election Day in forte ritardo in tutti i sondaggi. E che neppure i suoi sostenitori ci credessero lo diceva la differenza di immagini tra l'attesa della festa per Obama a Chicago, dove c'erano decine di migliaia di persone entusiaste, e l'attesa a Phoenix, dove i sostenitori di McCain erano pochi e disorientati. Per McCain, non è stato un tracollo. Per Obama, non è stata una vera e propria valanga, specie in termini di voto popolare - ma il computo esatto dei suffragi non è ancora definitivo -. Ma dalle urne esce un'America nuova, che Barack Obama dovrà guidare dal 20 gennaio, quando s'insedierà, fuori dalla crisi, ridandole fiducia in se stessa e restituendole la simpatia del Mondo.
I democratici avanzano La conquista della Casa Bianca è stata accompagnata da successi anche alla Camera e al Senato. Per la prima volta dal 1992 i democratici controlleranno Camera, Senato e Casa Bianca. Nelle elezioni attuali veniva rinnovato un terzo del senato (35 seggi) e la intera Camera (435 deputati). Al Senato i democratici, che avevano 51 voti, hanno conquistato almeno altri cinque seggi ai repubblicani ma non sono riusciti a raggiungere le nove vittorie necessarie per arrivare a 'quota 60', la maggioranza che al Senato consente il suo controllo assoluto. Alla Camera, dove potevano già contare su una maggioranza di 235 voti a 199, sono previsti ulteriori progressi con una conquista probabilmente di altri 25 deputati arrivando a quota 260, una maggioranza confortevole. Più complicata la situazione al Senato dove 12 seggi repubblicani apparivano alla portata di una conquista da parte dei democratici. Il partito di Obama è riuscito a strappare ai rivali almeno cinque senatori ma il traguardo ideale di nove appare non raggiungibile anche se alcune competizioni sono ancora aperte.
Successo anche nei governatori È finita sette a quattro, con i democratici che da questa sera hanno un governatore in più.
Sì perché, nella giornata in cui gli Stati Uniti hanno eletto il 44esimo presidente, gli americani hanno scelto anche i governatori di undici stati, che alla vigilia erano sei in mano ai democratici e cinque ai repubblicani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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