Obesità, in molti casi solo il bisturi è risolutivo

La dieta non basta e la ginnastica nemmeno. Solo il bisturi può risolvere la grave obesità, almeno nel 60-80% dei casi, a condizione però che il paziente collabori in pieno mutando il proprio stile di vita e condotta alimentare. Attenzione: per grave obesità s'intende la condizione in cui il peso corporeo supera del 40% quello ideale, misurato con il body mass index (Bmi): il parametro più usato in ambito scientifico che valuta il peso, incrociandolo con altezza, età e sesso. È questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato a Milano dalla Società italiana di chirurgia dell'obesità e delle malattie metaboliche (Sicob). Gli esperti hanno rimarcato il favorevole profilo di rischio/beneficio della cosiddetta chirurgia bariatrica, opposto a una difficilmente rimovibile obesità che espone a gravi patologie (su tutte diabete e ipertensione) e alle loro complicanze.
«Un obeso - ha spiegato Marcello Lucchese, presidente Sicob e direttore della chirurgia bariatrica e metabolica del Policlinico di Firenze - ha un'aspettativa di vita inferiore di dieci anni rispetto a quella di un coetaneo normopeso. Quando si devono perdere 40/50 chili, dieta, esercizio, psicoterapia e farmaci non bastano. L'unica soluzione efficace diventa la chirurgia bariatrica che permette di ridurre in modo stabile il grave eccesso di peso. Purtroppo in Italia ci sono ancora troppi pregiudizi e disinformazione legati a questi interventi. Il bisturi, invece, può essere un'arma in grado di allungare la vita e di assicurare una cura definitiva all'obesità». Sarà per diffidenza, paura della sala operatoria o per la mancata copertura da parte del Ssn, certo è che il numero d'interventi bariatrici in Italia è decisamente inferiore alla media europea. A fronte di 6 milioni di obesi (il 10% della popolazione) sono poco più di 7 mila le persone che si presentano al chirurgo. In Francia, sovrapponibile per dimensioni (7 milioni gli obesi, l'11,2% della popolazione) gli interventi nel 2011 sono stati quasi 4 volte di più (27 mila), secondo i dati dell'International federation for the Surgery of Obesity and metabolic disorders (Ifso).
La Sicob non si arrende. Per aumentare il livello di conoscenze sul tema ha realizzato e distribuito un opuscolo (Obesità, come liberarsene e vivere meglio) e s'accinge a una più difficile battaglia: quella che sempre di più oppone medici e pazienti nel contenzioso legale. Uno degli effetti più noti e deleteri delle pretese risarcitorie da parte dei pazienti a seguito di veri o presunti errori in corsia, è l'atteggiamento «difensivo» dei medici, i quali - piuttosto che sbagliare - in molti casi preferiscono non curare affatto.
Nel caso dei chirurghi c'è di peggio: l'estinzione prossima ventura.

«Le nostre giovani leve sono poco propense a impegnarsi nella chirurgia e preferiscono altre specializzazioni», conclude amaramente Pietro Forestieri, presidente emerito Sicob e direttore del Dipartimento di gastroenterologia, endocrinologia e chirurgia all'Università Federico II di Napoli.

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