Cronache

Un’occasione da non perdere

«La sinistra opposta a chi sceglie il cambiamento»

Caro Lussana, l’affresco di Renzo Piano è la battaglia finale per la città e questo i protagonisti lo sanno bene.
Se è vero che le Società Aperte promuovono il cambiamento culturale e quelle chiuse lo ostacolano, non vi è alcun dubbio che per quella genovese ultrachiusa, il progetto Piano rappresenta una «ingestibile» apertura verso il nuovo di una forza esplosiva tale che mai e poi mai deve passare. Per il gruppo dirigente che ha guidato la città in questi ultimi anni «l’idea» dell’architetto genovese rappresenta una linea culturale capace di introdurre filosofie di pensiero ed investimenti di capitali in grado di scardinare l’attuale scacchiere del potere cittadino. Il sistema per «dire no grazie non interessa» è sempre lo stesso (e Piano questo lo sa bene). Annacquare prima (come stanno facendo adesso) e azzerare poi secondo i dettami del più classico marketing del blairismo al pesto. Il centro sinistra genovese da tempo ci ha abituato a non dire mai di no subito, sta male e non è educato, ma a stroncare poi tutto quello che non proviene dalle loro stanze.
Fra i tanti pregi, il progetto dell’architetto genovese ha il merito di aver fatto venire finalmente allo scoperto le lobby carsiche che da anni bloccano la città.
Genova non è una città normale. Genova è una città che vive con lo sguardo costantemente rivolto al passato e con una mano davanti per la paura del futuro. Il progetto Piano rivolta la città come un calzino, non c’è un aspetto della vita quotidiana che non venga interessato dal mutare delle cose. La sfida è di quelle d’altri tempi e da altre latitudini. In gioco non c’è solo il nuovo assetto della città. C’è la possibilità ci cercare nuove, dagli effetti imprevedibili, sinergie in ambito portuale e logistico. La realtà è troppo complessa e stimolante perchè il progetto Piano possa passare. Lo sfondo politico sociale nel quale si va ad innestare è di stampo super conservatore!
A Genova si decide di non decidere su niente che sia strategico: trasporti, porto, turismo ed altro. Ma attenzione, questa è forse l’ultima possibilità per cambiare il volto della città.
Sul progetto di Renzo Piano è pronta una vera e propria guerra di religione qualora la cosa dovesse progredire nel suo iter. Per ora siamo ancora livello conoscitivo e divulgativo, la cittadinanza non si è calata nella nuova parte, ma se la cosa dovesse segnare dei punti a suo favore a quel punto scenderebbero in campo i carri armati politico e sociali espressione di una parte di Genova che mai e poi mai permetterebbe il cambiamento della città. Se Genova perde l’autobus di Piano assisteremo ad un veloce processo di dequalificazione del territorio per i prossimi anni.
Il rapporto lavoro – territorio andrà ai minimi termini. Tutti sono consapevoli, operatori del settore e non, che la posta in giuoco è altissima e che le mosse vanno molto ponderate.
Da una parte la sinistra conservatrice, figlia di tutte le sue lobby e dei poteri forti pronti a tutto perché le cose restino così come sono. Dall’altra tutti coloro che vogliono una città diversa più dinamica, più razionale e comunque più competitiva.
Il gioco loro oggi è chiaro discutere del Progetto in inutili assemblee e convegni per depotenziarne la forza e la valenza strutturale nel processo di cambiamento di Genova. Andare alla ricerca di mille cavilli in un’ottica di critica distruttiva e non di «osservazioni» costruttive per migliorare l’esistente. E neppure, si badi bene, c’è la volontà di portare un progetto alternativo a quello di Piano e sulla base di questo fare delle valutazioni di merito.

Prepariamoci a seguire le prossime mosse dei protagonisti, ne vedremo delle belle.
Liguria Nuova

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