Occhio alle spese: sono anche il 10%

PREGI Dal 1982 a oggi le «classiche» non hanno mai chiuso in rosso e nel 2008 hanno reso il 3,6%

Le polizze vita tradizionali non sono esenti da punti critici. A cominciare da quello dei «caricamenti», ovvero i costi che la compagnia trattiene su ogni versamento effettuato. È vero che i picchi toccati negli anni Ottanta sono un lontano ricordo (in alcuni casi la percentuale trattenuta dalla compagnia su ogni premio versato dall’assicurato poteva raggiungere anche il 35%), ma resta il fatto che i «caricamenti» si attestano ancora attorno al 10% e più.
Meglio, quindi, verificare i costi prima nel contratto: esistono polizze con spese del 4-5% che, per durate di almeno 10 anni, possono essere accettabili. In secondo luogo, e questo vale per tutte le polizze «miste» (quelle che garantiscono all’assicurato un capitale anche in caso di decesso), occorre ricordarsi che quasi sempre è necessario versare almeno le prime tre annualità previste: se si pagano solo le prime due e si salta la terza, si perde ogni diritto sull’intero capitale versato che, quindi, finisce completamente nelle tasche della compagnia. Infine è bene controllare il meccanismo di «retrocessione del rendimento», cioè il meccanismo che regola quanti viene effettivamente liquidato all’assicurato. Infatti molto spesso, fatto 100 il rendimento annuo (che viene certificato da un’agenzia specializzata indipendente), solo una quota (per esempio l’80%) viene effettivamente riconosciuta al risparmiatore. In questo modo, se il rendimento lordo annuo della gestione è del 4% e l’aliquota di retrocessione è dell’80%, la rivalutazione effettivamente spettante all’assicurato è del 3,20%. Sempre in tema di rendimenti lordi (realizzati dalla gestione) e netti (intascati dal contraente) si ricorda che alcune compagnie oltre all’aliquota di retrocessione fissano un minimo di percentuale annua a proprio vantaggio. Per esempio, ci si potrebbe trovare a sottoscrivere una polizza che riconosce l’80% del rendimento lordo annuo con un minimo a favore della compagnia dell’1%: se il rendimento annuo lordo fosse del 3,5%, al contraente non andrebbe il 2,80% (l’80% del lordo), ma soltanto il 2,50% (ovvero il 3,50% meno l’1% minimo garantito alla compagnia).
Non mancano però i pregi delle polizze tradizionali, come il fatto che il rendimento annuo registrato viene riconosciuto al sottoscrittore e viene consolidato; in questo modo l’anno successivo il capitale del contraente potrà solo aumentare e mai diminuire.

Considerando che dal 1982 a oggi le polizze classiche non hanno mai chiuso in media un anno in rosso (anche nel 2008 il loro rendimento medio netto è stato del 3,6%), è facile capire perché siano tornate di interesse. Inoltre i premi degli investitori confluiscono in un fondo il cui patrimonio è distinto da quello della compagnia: se questa dovesse fallire non ci sarebbero impatti negativi sui sottoscrittori della gestione.

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