E stavolta lo sguardo del Vale è triste. Triste vero. E il grande occhio disegnato sul casco per ricordare l’incidente del 2010 e avvisare i rivali, «occhio» che magari torno in vetta, non funziona e non gli cambia l’espressione triste. Perché la Ducati non va come lui vorrebbe e lei dovrebbe. Perché il Mugello è Gran premio d’Italia, perché il Mugello è stato per una vita sua esclusiva terra di conquista, perché col Mugello ha un conto in sospeso dallo scorso anno. È triste vero Valentino, perché nel motomondo prendere quasi due secondi dai primi farebbe male a chiunque e fa peggio a lui che, semmai, quei secondi, una volta, era abituato a rifilare ad altri. Dodicesimo tempo per lui e la Rossa Gp11.1, quarta fila, lontani una vita e lontani quattro decimi dall’altra Rossa, quella – si fa per dire – vecchia, la Gp11 col posteriore datato e affidata a Nicky Hayden, nono. Vale dirà: «La pioggia ha interrotto anche le qualifiche e noi avevamo e abbiamo un gran bisogno di girare. Tanto più che anche venerdì eravamo rimasti fermi a lungo al mattino per un problema elettronico e al pomeriggio ancora per pioggia. Perché siamo messi così? Perché non riesco a guidare bene, perché non posso spingere, perché non mi fido abbastanza... boh... in gara proverò a dare il massimo e a salvare il salvabile. Purtroppo il feeling, ora, sulla Gp11.1 è come sulla moto precedente anche se è più stabile sul posteriore. Però i problemi sull’anteriore restano».
Intanto, là davanti, in griglia, non frigge ma gongola l’ex della Rossa Casey Stoner che nonostante il torcicollo del venerdì e del sabato mattina si mette in tasca una pole ammazza concorrenza (1’48’’034) e butta lì con naturalezza una frase pensata solo per far male: «E ho fatto il miglior tempo con le gomme usate, altrimenti sarei sceso di un altro secondo». E vien subito da pensare che allora il distacco di Valentino sarebbe salito vicino ai tre secondi. A quasi cinque decimi dall’esagerato australe, il vincitore dell’ultimo gp ad Assen, l’americano naturalizzato comasco, Ben Spies (Yamaha), che a questo punto pare averci preso gusto. Tanto più che il compagno e capo squadra, Jorge Lorenzo, è rimasto dietro, quinto tempo, con tanta voglia di far meglio e tanta rabbia in corpo.
Italia dunque aggrappata di nuovo alle Honda di Marco Simoncelli (terzo) e Andrea Dovizioso (quarto) e occhi puntati sul primo dei due, da settimane sotto accusa per il suo modo di guidare giudicato pericoloso soprattutto dagli spagnoli (Lorenzo e Pedrosa, ieri ottavo al rientro dopo la frattura alla clavicola rimediata nel botto proprio contro Simoncelli). Marco ha una gran voglia di mettere una pezza alla sequela di cadute e delusioni domenicali quando puntualmente disintegra tutto il bene mostrato di sabato in qualifica, e soprattutto ha una gran voglia di rimandare ai mittenti (ancora Lorenzo e Pedrosa e talvolta lo stesso Dovizioso) le critiche sul suo stile. Per farlo sa bene di dover portare l’Honda patatina sul podio, possibilmente gradini alti. Ieri, giusto per non smentire l’immagine di pilota giullare, ha corso con l’adesivo di capitan Ventosa sul casco. Proprio, lui, il super eroe di «Striscia» che con uno stura gabinetti in testa risolve problemi in giro per l’Italia: «Spero almeno questo serva a sturare la mia situazione», ha scherzato Marco per poi farsi serio: «Di sciocchezze ne ho commesse molte e ora dovrei essermi levato il peso... Vediamo».
In visita al Mugello, circuito di proprietà della Ferrari, il presidente del Cavallino Luca di Montezemolo ha confortato Rossi e spronato Simoncelli: «In F1 noi abbiamo iniziato malissimo e adesso stiamo recuperando... Mi auguro che alla Ducati riesca lo stesso... Chi fra noi e loro vincerà prima? Con tutto l’affetto che ho per Vale, spero proprio che tocchi prima ad Alonso...
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