Fabrizio de Feo
da Roma
Marcello Pera chiama a raccolta per il convegno «Il dovere dellidentità», alcuni amici: quelli che il presidente della fondazione Magna Carta, Gaetano Quagliarello, definisce «icone della lotta al relativismo culturale». Un pacchetto di mischia composto da un cattolico praticante come Alfredo Mantovano, unebrea come Fiamma Nirenstein, un musulmano come Magdi Allam e un laico come Marcello Pera (con Gianni Alemanno seduto in prima fila). Apparentemente un mosaico incomponibile. Ma il richiamo allidentità profonda dellEuropa e dellOccidente, diventato il vessillo dellattività politico-intellettuale del presidente del Senato, riesce nel miracolo. E alla fine le diverse culture confluiscono in un bacino di idee e valori che trascende le appartenenze.
«La battaglia in difesa dei valori che costituiscono lidentità dellEuropa non è finita. Noi siamo pronti, anche se dovremo ricoprire il ruolo di una minoranza creativa» annuncia Marcello Pera. Nessuna cedevolezza, insomma. E un appello alle forze politiche «più vicine». «Noi siamo intenzionati a continuare, ce lo chiede sempre più gente a cui vogliamo dare voce chiara. A quelle forze politiche che per cultura, storia e ideali sono più affini chiediamo di essere ascoltati».
Lo spartito della fermezza viene suonato da tutti gli ospiti. Alfredo Mantovano vede lEuropa affetta da una sorta di «sindrome di Monaco». E ricorda come «oggi in Europa ci sia chi pensa di ammansire la bestia con la comprensione, i sorrisi e le concessioni. Non funzionò a Monaco e non funzionerà neppure stavolta». Fiamma Nirenstein ricorda come il «roccioso» cemento identitario sia stato ciò che ha tenuto in vita Israele. Magdi Allam usa toni durissimi verso la magistratura italiana. Denuncia la crisi di valori dellIslam. E lancia un monito sullimpossibilità di scendere a patti con il terrorismo. E poi, a riannodare i fili del discorso, sale sul palco il presidente del Senato. «Quando ci chiamano con disprezzo giudei o crociati, noi siamo accusati non di aver fatto ma di essere qualcosa: i rappresentanti della tradizione giudaico-cristiana» spiega. È necessario «difendere questa identità perché la stiamo smarrendo. LEuropa ha così poca fede nella propria identità che crede che essa sia la causa e non il bersaglio degli attacchi che subisce».
Pera, si sposta poi su altri terreni. «Ha ragione Benedetto XVI, la laicità deve essere sana. E lo Stato non deve confinare le religioni professate dai propri cittadini nella loro sfera privata». Non manca un salace riferimento a Romano Prodi. «Tutti ricordiamo la campagna dei laicisti al tempo del referendum. Tutti schierati e non mancò qualche cattolico adulto. Allora chi oggi fa il maratoneta si cimentò nella corsa a ostacoli, ma inciampò». Dalla procreazione assistita alla 194 il passo è breve. «Laborto resta una soppressione di una vita.
Occidente e Islam: Pera suona la carica «La lotta continua»
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.