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Offensiva talebana: uccisi quattro soldati americani

In un altro attentato preso di mira un convoglio diplomatico Usa: due feriti. A Kandahar assassinato un mullah

Fausto Biloslavo

In Afghanistan i resti dei talebani e di Al Qaida stanno intensificando l’offensiva di attentati in vista delle elezioni politiche del 18 settembre. Ieri hanno perso la vita quattro militari americani e altri tre sono rimasti feriti. E nelle vicinanze di Kabul è stato attaccato un convoglio dell’ambasciata Usa. Non solo: a Kandahar i terroristi hanno freddato l’ennesimo prete islamico favorevole al governo del presidente Hamid Karzai.
L’attentato più grave è avvenuto nella provincia di Zabul, una delle zone calde ancora infiltrate dai talebani. Una trappola esplosiva ha ucciso quattro soldati americani, che facevano parte di un’unità impegnata in una missione di rastrellamento dell’area. All’arrivo dei soccorsi è avvenuta una seconda esplosione che ha ferito tre soldati Usa. «L’unità colpita era impegnata in una vasta operazione per colpire le forze nemiche e garantire un ambiente sicuro per lo svolgimento del voto di settembre», hanno spiegato fonti militari del comando Usa a Baghram. Dall’inizio dell’anno sono già stati uccisi in combattimento 47 militari americani, il dato peggiore dall’inizio delle operazioni in Afghanistan nel 2001, che hanno portato alla caduta del regime talebano. Il duplice attentato è stato subito rivendicato da Abdul Latif Hakimi, il portavoce dei fondamentalisti.
L’impressione è che le tecniche esplosive della guerriglia siano nettamente migliorate negli ultimi mesi. I talebani potrebbero essersi affidati a bombaroli più esperti appartenenti ad al Qaida. Non a caso i servizi afghani avevano segnalato, in occasione della festa dell’indipendenza di questi giorni, l’infiltrazione dal Pakistan di commando di Al Qaida, composti pure da kamikaze arabi. Gli attentati sono divenuti più letali grazie a sofisticati detonatori ed esplosivo ad alto potenziale contrabbandati dal Pakistan.
Ieri gli Usa sono finiti nel mirino anche nei dintorni di Kabul, nella provincia di Paghman, considerata poco pericolosa e frequentata pure dai diplomatici stranieri, per un picnic fuori porta. Un convoglio dell’ambasciata americana, ufficialmente «in missione di routine», è stato investito dall’esplosione di un ennesimo ordigno nascosto sul bordo della strada e attivato da lontano. In questo caso non si registrano morti, ma due funzionari sono rimasti feriti.
Un brutto segnale che dimostra come la stessa zona della capitale non sia assolutamente tranquilla. In questi giorni era inoltre scattato l’allarme per un’autobomba, che sarebbe già stata infiltrata a Kabul per compiere un attentato contro obiettivi occidentali. Dagli inizi di agosto il comando della missione Nato (Isaf), che schiera 8mila uomini e garantisce soprattutto la sicurezza a Kabul, è comandata dal generale italiano Mauro del Vecchio.
L’offensiva dei talebani di ieri registra anche l’assassinio di un importante mullah nella zona di Kandahar, l’ex roccaforte degli studenti guerrieri. Maulawi Abdullah Malang, numero due del Consiglio degli ulema del distretto di Panjwai, è rimasto ucciso dai proiettili sparati da un gruppo di terroristi a bordo di motociclette. Il religioso assassinato era considerato vicino al governo di Karzai, appoggiato dalla comunità internazionale. Da giugno sono numerosi gli assassinii di predicatori favorevoli al governo, bollati come «collaborazionisti» e pertanto condannati a morte.

Dopo gli assassini dei religiosi, i sostenitori dei talebani distribuiscono volantini di minaccia nei confronti di chiunque decida di andare a votare il 18 settembre.

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