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Offensiva del terrore: strage di marines in Irak

Il giornalista assassinato aveva denunciato sul «New York Times» le infiltrazioni nella polizia irachena dei miliziani di Al Sadr

Fausto Biloslavo

Quattordici marine sono morti ieri in Irak saltando in aria con il loro mezzo anfibio su una trappola esplosiva. Si tratta del più alto tributo di sangue americano, in questo genere di attentati, dall’inizio della guerra nel 2003. Il gruppo guerrigliero Ansar al Sunna (L’esercito dei sunniti) ha inoltre annunciato di aver preso in ostaggio un marine, ma il Pentagono smentisce. E a Bassora, la seconda città del Paese, nel sud sciita dell’Irak, un giornalista statunitense, che aveva scritto articoli scomodi sui radicali sciiti infiltrati nella polizia, è stato assassinato.
I 14 marines, morti con il loro interprete iracheno, viaggiavano su un mezzo anfibio semicorazzato impegnato in un’operazione antiguerriglia vicino ad Haditha, una cittadina a 200 chilometri a ovest di Bagdad. Haditha è considerata una delle zone più calde della provincia di Al Anbar a ridosso del confine siriano. Le vittime erano all’interno di un pesante mezzo anfibio quando è scattata la mortale trappola esplosiva. Solitamente gli ordigni sono nascosti in pneumatici abbandonati sul ciglio delle strade oppure in carcasse di animali o in cassette di bevande.
Gran parte delle trappole esplosive vengono scoperte in tempo, oppure procurano pochi danni. Da qualche tempo, però, il comando americano ha registrato un miglioramento delle tecniche dei terroristi. I nuovi ordigni riescono a convogliare la potenza dell’esplosione verso un punto predeterminato penetrando la blindatura dei mezzi Usa.
La pesante perdita di ieri ha portato il numero di soldati americani morti dall’inizio del conflitto a 1.816, ma il dato più preoccupante è che in soli due giorni sono stati uccisi 21 marine. Tutti nella stessa zona e appartenenti al 25° reggimento di stanza in Ohio, assegnato al Combat team 2, che opera nella provincia di Al Anbar.
La strage dei marine segue l’imboscata di lunedì in cui sono morti altri sei uomini del 25° reggimento, alle porte di Haditha. Il gruppo del terrore Ansar al Sunna, vicino ad Al Qaida, ha rivendicato non solo l’imboscata, ma anche il presunto rapimento di uno dei marine che sarebbe rimasto ferito nel conflitto a fuoco. Il Pentagono ha smentito la cattura di un soldato americano, ma i terroristi hanno ribadito che faranno vedere ben presto le immagini dell’ostaggio.
In un comunicato apparso sui siti dell’integralismo islamico, Ansar al Sunna ha descritto così l’azione: «Grazie ad Allah i vostri fratelli mujaheddin della Brigata di Othman Bin Affan (apostolo del profeta, califfo e figura storica dell'Islam, ndr) sono riusciti a tendere un sofisticato agguato alle forze americane». I guerriglieri hanno lanciato granate di mortaio su una base americana attirando all’esterno una pattuglia di marine, che si è ritrovata circondata. L’intenzione era prenderli tutti in ostaggio, ma è scoppiato un conflitto a fuoco. Il comunicato continua spiegando che i mujaheddin hanno avuto la meglio: «Chi era morto e chi agonizzava (riferito ai marine, ndr). Allora gli eroi hanno sgozzato chi era ancora vivo. Tutti tranne uno, che non era stato colpito alla testa e che continuava a chiedere aiuto». Prima dell’arrivo degli elicotteri i guerriglieri sono fuggiti con il presunto ostaggio.
Tutt’altra storia per il giornalista americano Steven Vincent. Il suo corpo è stato trovato ieri nella zona di Bassora, imbottito di proiettili. Vincent era un free lance di New York che ha collaborato con grandi testate americane come il Wall Street Journal, Christian Science Monitor e il New York Times. Autore di un libro sul dopo Saddam, ne stava preparando un alto su Bassora, dove viveva da un paio di mesi. Martedì sera è stato prelevato nel centro della città assieme alla sua interprete. Una prima versione indicava che Vincent fosse stato costretto a salire su un’auto della polizia, ma poi si è parlato di un furgoncino bianco. Poche ore dopo è stato rinvenuto il cadavere con tre proiettili in testa e altri nel resto del corpo. L’interprete era ferita gravemente, ma sopravviverà e forse potrà raccontare cosa è accaduto.
Vincent alcuni giorni fa aveva pubblicato un articolo nella pagina delle opinioni del New York Times denunciando le infiltrazioni nella polizia di Bassora degli estremisti sciiti di Muktada Al Sadr, il piccolo Khomeini iracheno. Non solo: un nucleo segreto di poliziotti radicali avrebbe formato una squadra di fuoco, che dà la caccia ed elimina gli ex collaboratori del regime di Saddam nella grande città del sud.

Le truppe inglesi che controllano la zona di Bassora sarebbero rimaste a guardare.

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