Erica Orsini
da Londra
Quattro settimane di sospensione dallincarico. È la pena decisa ieri dalla Commissione disciplinare inglese per i funzionari pubblici a carico di Ken Livingstone, il sindaco laburista di Londra, reo di aver dato del «kapò» a un giornalista ebreo. Il verdetto è di ieri, ma la storia risale a mesi fa e molti la ricorderanno. La diatriba tra Livingstone e il cronista Oliver Finegold dellEvening Standard si è iniziata quando Finegold ha avvicinato Ken il rosso mentre il sindaco lasciava la festa in onore dellex segretario alla Cultura Chris Smith, il primo parlamentare inglese che, ventanni fa, ammise pubblicamente di essere gay.
Alle domande del giornalista, che lavora per il quotidiano più famoso della capitale, il sindaco rispose chiedendogli se non fosse sicuro di essere mai stato un «criminale di guerra tedesco». Quando Finegold sottolineò le sue origini ebraiche, chiunque probabilmente si sarebbe sentito morire e si sarebbe profuso in scuse. Non Livingstone, il cui temperamento da eterno bastian contrario è ben noto. Ken aveva infatti pensato bene di rincarare la dose aggiungendo che allora il giornalista doveva essere stato un kapò. Naturalmente le sue dichiarazioni erano finite in un batter docchio su tutti i giornali, in patria e allestero, sollevando unaspra polemica.
Livingstone non aveva battuto ciglio, né aveva preso in considerazione lopportunità di scusarsi per calmare le acque. E come in altre occasioni, si era difeso attaccando. «Per anni il giornale ha condotto contro di me una campagna dodio», aveva dichiarato, sostenendo che lEvening Standard era un posto affollato di giornalisti «disgraziati, fanatici e pieni di pregiudizi». Se si fosse lasciato convincere dalla London Assembly a presentare scuse formali, la vicenda si sarebbe conclusa con qualche giorno di turbolenza mediatica. Ma, vista la testarda posizione del sindaco, il tutto era stato affidato al giudizio della commissione che si occupa della condotta dei funzionari pubblici.
Per un caso come questo Livingstone rischiava fino a cinque anni dinterdizione dalle cariche pubbliche. Quelle quattro settimane che Ken dovrà trascorrere lontano dai palazzi del Comune - con laccusa di avere pronunciato frasi che «screditano la sua carica» - possono quindi sembrare una pena abbastanza lieve, ma a quanto pare il sindaco non è dello stesso parere. «La decisione è un colpo al cuore per la democrazia, un politico - ha dichiarato ieri - può essere sospeso da chi lo ha eletto, non da un organismo che gli elettori non hanno scelto e che quindi non dovrebbe poter capovolgere il voto di milioni di londinesi».
In una nota alla stampa, Livingstone ha inoltre annunciato di voler incontrare immediatamente i propri legali per capire se possa ricorrere contro la sentenza della commissione. «Sono venticinque anni che mi comporto sempre nello stesso modo con i giornalisti - ha detto - e fino a questo momento non ho mai avuto simili problemi. Comunque non ho intenzione di cambiare adesso il mio modo di comportarmi».
Ieri sono stati in molti a esprimere la loro soddisfazione per la pena inflitta al primo cittadino. La comunità ebraica la considera esemplare e anche numerosi politici, dai liberaldemocratici ad alcuni membri dellAssemblea di Londra, la definiscono opportuna. «Le frasi pronunciate da Livingstone sono unoffesa per molti dei suoi elettori», sostiene lex capo della London Assembly, Brian Coleman mentre il liberaldemocratico Simon Hughes sottolinea come sia molto triste «il fatto che Livingstone non abbia voluto accettare la decisione, né scusarsi con la parte lesa».
Questione etica a parte, la sentenza solleva ora problemi pratici di non poco conto. «Amato od odiato che sia - scriveva ieri il quotidiano Guardian - Livingstone ha gestito questa città molto autorevolmente, soprattutto nei terribili giorni degli attacchi terroristici».
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