Oggi Berlusconi a Bruxelles si gioca tutto

Il Cavaliere oggi si recherà a Bruxelles per presentare le linee guida del provvedimento per lo sviluppo. Si tratta ancora con la Lega per quanto riguarda le pensioni. Lo sfogo del premier su Tremonti: "Dovrei mandarci Giulio, si assumerebbe almeno una responsabilità..."

Oggi Berlusconi a Bruxelles si gioca tutto

Roma Quando nel primo pomeriggio il Quirinale rimanda al mittente una delle prime stesure informali del documento che oggi Berlusconi sottoporrà all’Ue, la reazione del Cavaliere non è delle migliori. Al punto che si fa strada seriamente la possibilità che il premier possa non presentarsi al Consiglio europeo in programma oggi a Bruxelles e mandare al suo posto Giulio Tremonti.
Che, si sfoga in privato Berlusconi, «sarebbe ora s’assumesse qualche responsabilità anche lui». Un’ipotesi che resta in piedi qualche ora (anche se Paolo Bonaiuti la smentisce categoricamente), nonostante il «niet» di Giorgio Napolitano che - in costante contatto con Gianni Letta e in attesa di visionare le diverse versioni della «lettera» - rimanda la sua partenza per il Belgio di quasi due ore (oggi il capo dello Stato è atteso a Bruges per l’inaugurazione dell’anno accademico del Collegio d’Europa).
Il nodo, infatti, resta quello delle pensioni d’anzianità. Un punto su cui nonostante un giorno e una notte di trattative, incontri e mediazioni non si trova la sintesi.

Nonostante la ferma volontà di Berlusconi e la convinzione di Umberto Bossi che è comunque necessario fare di tutto pur di non affossare il governo.
Nonostante questo - almeno è questa la situazione a tarda notte, quando però a Palazzo Grazioli fa capolino una fitta delegazione leghista capitanata proprio dal Senatùr - il Carroccio non toglie il suo veto. Allo stato, dunque, la missiva da inviare a Bruxelles non contiene nessun impegno concreto sulla riforma delle pensioni d'anzianità, tanto che il Quirinale avrebbe obiettato proprio su questo punto.

Ma anche sulla mancanza di «numeri e date certe» che a tarda sera sembrano invece esserci tanto che è lo stesso Letta nella sue conversazioni private a dirsi «abbastanza soddisfatto del risultato» raggiunto. Nel documento si ricordano le due manovre di agosto e settembre, si danno rassicurazioni sul fatto che il pareggio di bilancio sarà raggiunto nel 2013 e si punta, sul fronte ripresa, su liberalizzazioni, privatizzazioni, dismissioni, riforma del lavoro e sburocratizzazione delle imprese. Sul versante previdenziale, però, i capitoli interessati sono solo le baby pensioni, le pensioni d’oro e quelle di reversibilità.

Un accordo al ribasso, dunque. Perché Berlusconi sa bene che il nodo resta quello delle pensioni d’anzianità. Ed è consapevole che il rischio che stasera si punti il dito contro l’Italia nel documento conclusivo del Consiglio europeo è alto. È questa, insomma, la vera partita che dovrà giocare oggi il Cavaliere.

Oggi e domani, quando i mercati - e l’andamento dello spread tra Btp e Bund tedeschi - darà un primo giudizio sulle misure che l’Italia avrà portato all’Unione europea. Insomma, nonostante Angelino Alfano annunci comunque «un’intesa» tra Pdl e Lega, la verità è che la partita è ancora tutta aperta. E che sì, Berlusconi è ottimista e pensa di potercela fare - anche perché se davvero l’Ue pensa di mettere all’angolo un’Italia che non sta poi peggio di tanti altri partner europei, Francia compresa, sa anche che da uno scontro del genere avrebbero tutti da perdere - ma non si nasconde ed è consapevole dei rischi.

Ed è per questo che ieri le tante riunioni, i molti vertici e le decine di faccia a faccia sono andati avanti tutta la giornata e tutta notte. Con Tremonti che - per la prima volta a memoria d’uomo - ha partecipato ad un summit a Palazzo Grazioli, lui che ha sempre preferito disertarli. Il segno, insomma, di quanto il momento sia delicato.

Nonostante questo, nonostante il nodo pensioni d'anzianità su cui punta Bruxelles, nonostante le perplessità del

Quirinale - fa notare un ministro molto vicino al Cavaliere - Bossi ha però deciso, solo per ragioni elettorali, di mandare il premier al Consiglio Ue con un accordo al ribasso. «E questo - conclude - non promette bene».

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