«Ma oggi ho perso dieci anni di vita»

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Pier Augusto Stagi

dal Sestriere

La sua vittoria l'ha costruita mattoncino dopo mattoncino, da buon muratore, facendo una pedalata in più dell'avversario e soprattutto cercando di non sprecare energie preziose. Diciamo pure usando la testa, come pochi hanno saputo fare in questo Giro d'Italia. «Non per niente la mia passione sono le case, l'edilizia, il mio futuro sarà in mezzo ai muratori, non nel ciclismo - dice Paolo Savoldelli, subito dopo il tappone del Colle delle Finestre, che gli ha consegnato ufficialmente il suo secondo Giro dopo quello del 2002 -: ho una impresa edile con altri miei due amici. No, non mi sento un campione, credo di essere piuttosto un buon corridore, capace quando sta bene di difendersi alla meglio in salita e limitare i danni in discesa. E come spesso accade in questi casi, faccio di necessità virtù: mi ingegno con una buona strategia di corsa».
Come ieri: non si è mai fatto prendere dall'ansia e ha controllato la corsa con grande lucidità. «Avrò perso dieci anni di vita in questa tappa perché ho dovuto affrontare il Colle delle Finestre tutto da solo: la squadra di Basso ha lavorato come se la salita fosse lunga tre chilometri, poi abbiamo visto come è andata... Per fortuna ho trovato alleati strada facendo (Ardila e Van Hoofel, ndr) e l'idea di posizionare tre miei massaggiatori lungo la salita per prendere acqua e sali si è rivelata vincente. Mi sono alimentato bene, non mi sono mai fatto prendere dallo sconforto, ho pensato a quello che sarebbe arrivato dopo il Colle delle Finestre. Simoni? Lo conosco fin da dilettante e so che è un fuoriclasse, per questo non sono mai stato tranquillo».
Non parlategli però di Tour nei panni del protagonista, il bergamasco di Rovetta ha i piedi per terra: «Al Tour andrò per aiutare Armstrong: mi alleno con lui, ho imparato a conoscerlo e farò di tutto per aiutarlo a vincere.

Il Giro l’ho vinto perché sono stato sempre tranquillo e perché non ho mai pensato di averlo vinto. Il Tour? Non scherziamo. Il presente si chiama Armstrong, il futuro Popovych, io sono felice di essere al loro servizio».

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