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Oggi vota la Beirut dei poveri: è lotta tra Aoun e i cristiani

Attesa sfida tra il generale, ex premier, e Geagea, l’ultimo detenuto politico

Gian Micalessin

da Beirut

Si vota ancora. Si vota di nuovo. Per la terza e penultima domenica di queste lunghissime e a tratti assai scontate elezioni libanesi. Così scontate e così simili al passato da far temere il ritorno dei servizi segreti siriani. Lo evocano gli americani che per bocca del presidente George Bush e dei suoi portavoce denunciando intromissioni dei servizi di Damasco. E il leader druso Walid Jumblatt, grande protagonista di questa tornata elettorale, va giù ancora più duro accusando gli agenti siriani d'aver pronta una nuova lista di esponenti dell'opposizione da far assassinare.
In questo clima di sospetto si vota oggi nella circoscrizione centro settentrionale del Monte Libano e in quella centro-orientale della Valle della Bekaa. Qui s'assegnano 58 dei 124 seggi parlamentari, ma qui a differenza delle passate domeniche nulla è stabilito. Nulla è scontato. Non almeno nel grande distretto di Baabda Aley cuore pulsante del Monte Libano. Qui si combatte la madre di tutte le battaglie, qui la lotta elettorale si decide all'ultimo voto. Qui si consuma l'ennesima divisione dei cristiani e sotto le braci della contesa politica riaffiorano le lacerazioni della guerra. I nomi sono gli stessi, Walid Jumblatt il leader druso, Michel Aoun il generale cristiano e l'ombra di Samir Geagea, l'ex comandante delle forze libanesi ultimo prigioniero politico del Paese che manda a farsi eleggere la bella moglie Strida. Nell'83 sul Monte Libano gli uomini di Samir fecero strage di drusi e i drusi risposero con altri eccidi. Ma questa domenica la signora Strida sta con Walid Jumblatt e con la grande coalizione anti siriana. Per Strida più del passato conta la promessa del leader druso di liberargli il marito. Per gli elettori cristiani lo scontro Aoun e Geagea ricorda la spietata lotta intestina che dissanguò le milizie maronite alla fine del conflitto.
In tutto questo l'inflessibile generale Aoun, oppositore in seno agli oppositori, strilla d'esser tornato dall'esilio per combattere il settarismo, far luce sulla corruzione e aprire una nuova era della politica libanese. Il resto dell'opposizione gli ricorda di non averlo mai invitato e lo accusa di voler solo far man bassa di seggi. Così il generale solitario si ritrova oggi costretto a correre da solo. Ma per questo cavallo pazzo della politica libanese potrebbe essere la grande occasione. Il suo, a parole, irriducibile rifiuto della logica delle alleanze in un sistema che le rende inevitabili lo trasforma nell'unico protagonista originale. E nonostante abbia abdicato alla sua purezza rivoluzionaria alleandosi con un druso rivale di Jumblatt conosciuto come il vero fantoccio dei siriani, Aoun spera ancora nella grande sorpresa. Lui, generale un po' Don Chisciotte, giura di aver già in tasca 20 dei 28 seggi del Monte Libano. Previsioni meno azzardate gliene assegnano non più di sei. Ma se anche fossero meno, saranno comunque seggi pesanti perché simboleggeranno le lacerazioni della comunità cristiana.
Per capirlo basta visitare i quartieri alla periferia della capitale già parte della circoscrizione della «montagna». Qui lo sfarzo della nuova ricchezza e degli sfavillanti palazzi di Beirut s'affievolisce nel grigiore di sordide palazzine attorcigliate in un dedalo di vicoli scolpiti dalle ferite di guerra. Qui i cristiani musulmani, armeni ed emigrati siriani lottano per tirare la fine del mese tra spese mediche a carico del contribuente e costi scolastici che dissanguano i redditi familiari. Ma qui la passione dei ragazzi cristiani arde più viva che mai. George, 62enne tassista malato, e sua moglie Warde non portano a casa neanche la metà degli 800 dollari necessari per le spese mensili. Le loro cinque figlie tra i 16 e i 22 anni son cresciute e han studiato grazie all'adozione a distanza garantita dai volontari italiani dell'Avsi. Ma qui Aoun e Geagea dividono animi e famiglie. «Aoun è la grande speranza, è l'unico che porta avanti i nostri ideali - dice la 22enne Elisa -, chi è sceso in piazza dopo l'assassinio di Hariri aveva in mente le stesse promesse dal generale, per noi lui è l'unico diverso».

Per la 16enne Tania «l'unico vero eroe, l'unico capace di difendere i cristiani se ve ne sarà bisogno è Samir Geagea» e pur di tirarlo fuori di galera - sostiene Tania - «va bene anche turarsi il naso e votare sua moglie e quel falso d'un Jumblatt».

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