Roma - Chi aveva previsto per oggi tuoni e saette sul governo, dovrà con ogni probabilità ricredersi. La mozione targata Pd che chiede la sfiducia per il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano non sembra destinata a passare, e l’esecutivo Berlusconi prenderà un’altra boccata d’ossigeno parlamentare.
Il ministro, indagato per fatti di mafia (ma non ancora rinviato a giudizio) ostenta grande sicurezza: «Non temo il voto, e non solo perché sono certo della tenuta della maggioranza: in aula, quando avranno finito di ascoltarmi, tanti deputati dell’opposizione avranno una crisi di coscienza». Un eccesso di ottimismo, forse: le opposizioni sono tutte precettate e voteranno a favore della mozione di sfiducia, dal Pd a Idv fino all’Udc, dalle cui file Romano proviene, e dove in quanto «traditore» non gode certo di buona stampa.
Anche se Pier Ferdinando Casini preferisce glissare, ostentando totale indifferenza verso l’ex collega («Di Romano conosco solo Prodi»), e i suoi ci tengono a precisare che la loro sarà una sfiducia «tutta politica», e non basata su vicende giudiziare dall’impianto quanto meno incerto: «La sua nomina a ministro - spiega il parlamentare Roberto Rao - è stata inopportuna, e certo la vicenda delle quote latte getta una pesante ombra sul suo operato». Già, la storia delle quote latte che, dicono i maligni, sarebbe anche all’origine della scelta della Lega di mandar giù il «rospo» Romano e votargli oggi la fiducia, come annunciato nei giorni scorsi da Bobo Maroni. Non si tratterebbe solo di tenere in piedi il governo, come Bossi si è impegnato a fare: il ministro si sarebbe guadagnato la riconoscenza leghista anche grazie al commissariamento dell’Agenzia per i fondi Ue all’agricoltura, che con il suo presidente Fruscio (di nomina leghista, ma ormai inviso a Bossi) stava tentando di far pagare le multe agli allevatori che hanno violato le quote latte europee e che ora rifiutano, con la benedizione del Carroccio, di pagare pegno. Ragion per cui, è la previsione della vigilia, nonostante il malumore e l’effetto «forche caudine» di dover passare sotto la presidenza di Montecitorio gridando coram populi il proprio «sì» a Romano, i deputati della Lega saranno presenti oggi come un sol uomo per votare.
La maggioranza è convinta che non ci saranno defezioni né assenze ingiustificate: «Nessuno ha interesse a far cadere il governo ora - dice il Pdl Giorgio Stracquadanio - e il voto palese ovviamente ci aiuta: se ce l’abbiamo fatta su Milanese, a scrutinio segreto e nonostante i franchi tiratori, oggi sarà una passeggiata».
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