Sono più delle attese, ma molte arrivano al via con problemi ancora da risolvere: la corsa che comincia ufficialmente oggi per scegliere la sede dei Giochi Olimpici del 2020 è molto diversa dalle precedenti. Delle sei candidate: Roma, Madrid, Doha, Istanbul, Tokyo e Baku, sono poche quelle che non hanno questioni importanti da affrontare, che vanno da serie difficoltà economiche ad altre di immagine, passando per la paura nucleare che incombe sul Giappone. Le cinque città che sfidano Roma per i Giochi 2020, hanno molti problemi da risolvere.
Il panorama non è semplice, ma Richard Carriòn, uno dei membri del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), preferisce mettere l'accento sulle cose positive. «Mi sembra un fatto fenomenale che tanti paesi siano interessati ad essere sede dei Giochi 2020. Questo riflette l'ampia portata del movimento olimpico. Ciascuno di questi paesi ha le capacità di organizzare dei Giochi fantastici ed ogni candidatura ha il suo fascino», ha detto il portoricano, braccio destro del presidente Jacques Rogge, responsabile della negoziazione dei diritti tv e membro del comitato esecutivo. La parola di Carriòn ha un peso crescente nel Cio. Importante la sua opinione sull'apertura a «nuovi territori», che ha segnato le decisioni del Cio, con le vittorie di Sochi 2014, Rio de Janeiro 2016 e Pyeongchang 2018. Questo forse significa che è il turno dell'Europa per Giochi estivi, dopo anche la rinuncia degli Stati Uniti a presentare candidate. Ma Carriòn dice che non necessariamente deve essere così. «Non esiste una rotazione automatica dei continenti da parte dei membri del Cio, come alcuni pensano. La parte tecnica delle candidature di Rio, Sochi e Pyeongchang era eccellente», assicura.
La corsa, quindi metterebbe le sei candidate nelle stesse condizioni. Ci sono comunque problemi da risolvere per alcune candidate. È il caso di Madrid, in una situazione paradossale: dopo due candidature andate fallite, la capitale spagnola può contare sull'80% degli impianti pronti. Ma il suo nuovo tentativo arriva in mezzo ad una profonda crisi economica del paese. Molti considerano Madrid 2020 un lusso assurdo nel mezzo della crisi e sono molte le polemiche in Spagna.
Per Doha, che chiaramente rappresenta una nuova frontiera al quale il Cio si sta aprendo, non sarà semplice. La scelta del Qatar come sede dei Mondiali di calcio del 2018, ha portato molte polemiche per come è arrivata, e per le accuse di corruzione che hanno colpito la Fifa, oltre al fatto che le alte temperature non aiutano la città del Qatar. Nonostante la decisione di accettare la proposta di spostare le date dei Giochi dal 20 settembre al 20 ottobre, da parte del Cio, è difficile pensare che il prudente Comitato olimpico internazionale si arrischi a sceglierla. Il caso di Baku è perfino peggiore. Nella candidatura della capitale dell'Azerbaigian, paese ubicato in una zona instabile e violenta dell'Asia, è maggiore la volontà di essere presente che altro. Forse Istanbul è quella che può sorprendere, con il vantaggio di poter dare vita ai primi Giochi disputati simultaneamente in Asia ed Europa, ma i turchi dovranno superare la cattiva impressione lasciata dalle loro precedenti esperienze.
Poi c'è Tokyo. Nessuno dubita dell'efficienza giapponese, ma dopo il disastro di Fukushima, con un inquinamento nucleare che ancora non si conosce nella sua dimensione reale, molti membri del Cio e molti sportivi potrebbero essere restii ad andare nel Paese del Sol Levante. Infine la candidatura di Roma, la prima giunta al Cio. L'Italia, come il resto d'Europa, attraversa una crisi dagli ingredienti simili a quelli della Spagna, ma la città eterna può contare sull'appoggio della gente e sul fascino riconosciuto in tutto il mondo. Unico neo forse il traffico e i trasporti, ai quali si sta ponendo rimedio, ma sulle capacità organizzative degli italiani nei grandi appuntamenti, nessuno dubita.
Carriòn comunque chiede pazienza. «Ancora è molto presto per valutare le candidature. Dipende molto dalla pianificazione e dalla parte tecnica dell'organizzazione. I Giochi uniscono il mondo per due settimane, ma prima di tutto uniscono gli atleti del mondo», ha detto. La città che si aggiudicherà l'organizzazione dei Giochi si conoscerà il 7 settembre 2013, durante l'assemblea generale di Buenos Aires. Sarà l'ultimo atto di Jacques Rogge, la pietra miliare finale che lascerà per segnare la strada al suo successore.
Le sei città che hanno presentato la lettera di candidatura proseguiranno ora nella fase 1 del Cio, per poi passare alla fase 2, e per arrivare alla scelta della città. La fase 1, si concentrerà ora su una valutazione tecnica e sulla capacità delle città di ospitare i Giochi Olimpici nel 2020. Le città sono tenute a rispondere ad un questionario, e le loro risposte saranno studiate dal Cio. Al termine di questa prima fase, l'Executive Board del Cio accetterà le città candidate a maggio 2012.
La fase 2 si concentrerà su questioni operative dei Giochi. Le città candidata saranno invitate a presentare la propria candidatura, con una approfondita descrizione del loro progetto olimpico che sarà oggetto di una valutazione tecnica fatta da un team, la Commissione di valutazione del Cio, che farà visita alle città da febbraio ad aprile 2013.
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