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Olivetti e il sogno di costruire la fabbrica a misura d'uomo (senza cadere nel marxismo)

Anche la famiglia Olivetti a Ivrea cade nella tentazione di costruire un villaggio ideale per i propri dipendenti e cerca di realizzare l'utopia della fabbrica a misura d'uomo

Olivetti e il sogno di costruire la fabbrica a misura d'uomo (senza cadere nel marxismo)

Anche la famiglia Olivetti a Ivrea cade nella tentazione di costruire un villaggio ideale per i propri dipendenti e cerca di realizzare l'utopia della fabbrica a misura d'uomo. Lo fa con un criterio più moderno ma con qualche accortezza in più rispetto allo stile asettico portato dal cemento armato. Nel 1926 Camillo Olivetti fa costruire un primo gruppo di case per dipendenti: sei nuclei unifamiliari con un piccolo giardino di pertinenza. Poi viene edificata Talponia, un edificio realizzato tra il 1969 e il 1975 e progettato dagli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola. Costruito su due livelli con una particolare pianta semicircolare, presenta un interessante rapporto architettura-natura, con gli alloggi che sono affacciati verso il bosco. L'ultimo livello è costituito come un terrazzo giardino, migliorandone anche la coibenza termica, ed è attraversato da una passeggiata pedonale.

Dietro al progetto di Olivetti c'è il pensiero del filosofo Jacques Maritain che mette la centralità della persona e la democrazia in contrapposizione al totalitarismo tecnologico che tende invece all'individualismo, alla massificazione.

Il senso della comunità diventa quindi il perno per scardinare le storture sociali dell'individualismo capitalista e, allo stesso tempo, del collettivismo marxista. Per questo diventa fondamentale dare agli operai (e ai dirigenti) la possibilità di vivere in un ambiente con tutti i servizi utili ai loro figli e alle loro famiglie, metterli nella condizione di stare bene per lavorare bene. Nel villaggio vengono quindi progettati sia spazi privati, per lo più seguendo i canoni di un razionalismo architettonico che si rivela meno poetico rispetto a Crespi d'Adda, e creati spazi comuni: dalla mensa agli asili, dal centro sociale per i ritrovi del post lavoro alla biblioteca.

In tempo di guerra, nel 1943, con la costruzione di un fabbricato di 3 piani da 15 alloggi, l'Olivetti avvia i lavori per il quartiere di Canton Vesco a Ivrea. Seguono, tra il 1943 e il 1954, altri sette fabbricati, tutti direttamente finanziati dalla Olivetti. È il primo cantiere aperto dall'Olivetti con i contributi finanziari di Ina-Casa. In seguito, per il completamento delle abitazioni in quest'area l'Olivetti ricorrerà anche all'Istituto autonomo case popolari di Torino, fornendo comunque gratuitamente il progetto e l'assistenza tecnica.

Il quartiere di Canton Vesco, tipicamente britannico, diventa semi-autonomo.

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