Olmert: Israele non accetterà una Anp guidata da Hamas

La prima conseguenza sarà il taglio di tutte le rimesse e i dazi doganali dovuti ai palestinesi. Pericolosa bravata dei coloni

Gian Micalessin

da Gerusalemme

Con Hamas nel Parlamento nulla sarà più come prima. La solenne promessa è stata formulata dal premier ad interim Ehud Olmert durante la consueta riunione domenicale del governo. Quella promessa ha già una scadenza. «Non appena il nuovo Parlamento palestinese si sarà insediato - ha detto Olmert - l’Autorità palestinese si trasformerà in un’autorità sotto il controllo di Hamas». Da allora Israele sarà libero di comportarsi come meglio crede per fronteggiare la nuova minaccia. «Quando il Parlamento palestinese si sarà insediato le regole del gioco cambieranno. Da quel momento non ci piegheremo davanti a nessuno - ha ricordato Olmert -, quando diremo no sarà un no, quando diremo sì sarà un sì».
La promessa di Olmert, per quanto pronunciata davanti ai propri ministri, è rivolta ad almeno tre interlocutori diversi. Il primo è l’opinione pubblica israeliana bersagliata dall’offensiva propagandistica del leader del Likud Benjamin Netanyahu, che in vista delle elezioni di marzo accusa di arrendevolezza e debolezza Olmert e tutta la dirigenza di Kadima.
Il premier israeliano vuole però far sentire la sua voce anche tra le mura della Muqata di Ramallah, dove il sempre più debole presidente Mahmoud Abbas si prepara alle consultazioni finali con Hamas per la formazione dell’esecutivo. Quanti più ministri e quanti più dicasteri importanti finiranno sotto il controllo fondamentalista, tanto più - fa capire Olmert - l'Autorità palestinese e i suoi cittadini dovranno fare i conti con l’inevitabile reazione israeliana. La prima conseguenza potrebbe essere il taglio di tutte le rimesse e di tutti i dazi doganali dovuti ai palestinesi. Poco più di una settimana fa il governo israeliano aveva già deciso di sospendere ogni pagamento. Qualche giorno dopo le pressioni di Washington, preoccupata per le conseguenze di un mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici palestinesi, imposero a Olmert un’umiliante retromarcia. Per il futuro Olmert promette di non guardare più in faccia nessuno, impegnandosi a far rispettare ogni decisioni del suo esecutivo e soprattutto quelle riguardanti Hamas e l’Autorità palestinese.
La scarsa fermezza di Olmert sul blocco delle rimesse doganali si è trasformata, intanto, nel cavallo di battaglia di Benjamin Netanyahu, imperturbabile nel promettere, in caso di elezione, la fine di ogni bonifico finanziario sui conti dell’Autorità palestinese. Ma ieri il premier non si è lasciato sfuggire l’occasione di contrattaccare. «Ai tempi del primo ministro Netanyahu - ha ricordato Olmert - Israele non smise di versare dazi e rimesse neppure dopo i peggiori attentati terroristici».
L’ex leader laburista Shimon Peres, candidato a un ruolo di primo piano in un eventuale nuovo governo guidato da Kadima, è pronto nel frattempo a incontrare Mahmoud Abbas per discutere le possibili relazioni dopo la salita al potere di Hamas. Il vertice rinviato la scorsa settimana dovrebbe, secondo quanto ha dichiarato lo stesso Peres, concretizzarsi nei prossimi giorni.
La bravata di un gruppo di coloni, penetrati sabato notte in un villaggio palestinese non lontano da Qalqilya per deturpare le mura della moschea con la scritta «Maometto maiale», ha provocato ieri mattina una serie di duri scontri e violenze.

Dopo avere attaccato a sassate le auto in transito vicino al villaggio ferendo una donna, una folla di dimostranti si è scontrata con l’esercito israeliano. Nel corso degli incidenti almeno tre palestinesi sono rimasti feriti.

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