Oltre la crisi, a Milano il record degli imprenditori

Sono oltre 500mila quelli che tra Milano città e provincia sono impegnati in un’attività imprenditoriale tra titolari, amministratori e soci. Una cifra che consegna al capoluogo lombardo il primato nazionale col 6,7 per cento del totale. A seguire, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al secondo trimestre 2011, Seguono Roma (432mila) e Napoli (328mila). «Il segreto della forza e della vitalità dell’economia milanese - spiega il presidente della Camera di commercio Carlo Sangalli - è sempre stato essere in grado di accogliere il contributo di chi arriva da fuori e di estendere poi, su tutto il territorio nazionale, questa voglia di fare impresa». Anche se a scorrere i numeri si scopre che tra gli imprenditori attivi all’ombra del Duomo, meno di uno su due è un milanese doc (il 47,8 per cento del totale). E questo è il valore di «autoctonicità» più basso in Italia, dato che gli altri vengono soprattutto da Manoza e dalla brianza, ma anche da varese e Napoli. I nati a Milano sono però i primi in Italia per numero di cariche in azienda esportate nelle altre province: ben 116mila, superando quest’anno per la prima volta Napoli (fermo a 108 mila). I napoletani si rifanno per il numero complessivo di cariche in imprese presenti in Italia: tra titolari, soci e altro oltre 406mila gli originari proprio di Napoli che precedono i romani (369 mila) e i milanesi (355mila). Le province più «autoctone» sono tutte concentrate al Sud: a Bari il 91 per cento degli imprenditori è originario della città, un dato simile a Lecce e Napoli. Mentre, oltre a Milano, le province in Italia che attirano più imprenditori sono Monza e Brianza (solo il 49,1 per cento degli imprenditori qui sono brianzoli), Prato (51,1 per cento) e Novara (54 per cento). In media oltre una persona coinvolta in una carica d’impresa su quattro (il 27,8 per cento) è originario di un’altra provincia. Una percentuale che raggiunge il suo massimo a Crotone, dove un imprenditore su due «espatria». Seguono Vibo Valentia (46,6 per cento), Vercelli (43,7 per cento) ed Enna (43,5 per cento). Scarsa invece la mobilità a Bolzano, Trento, Aosta.


«La capacità di Milano di accogliere impresa - aggiunge Sangalli - diventa ancora più vero in una realtà che si fa sempre più globale, dove la mobilità tra persone supera anche le barriere fisiche e territoriali. Ecco perché occorre puntare sempre di più sulle infrastrutture, territoriali e umane, sulla capacità di attrarre, tutti elementi determinanti per il decollo di un’impresa».

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