Oman, entro il 2012 scambi a un miliardo

nostro inviato a Muscat (Oman)

Raddoppiare il valore dell’interscambio commerciale, facendolo passare a un miliardo di euro entro il 2012, partecipare al prossimo piano di grandi opere. E poi fare del sultanato un hub, che consenta all’Italia di entrare in contatto con un’area vasta e popolosa, che comprende tutta la penisola araba, la costa orientale africana e, soprattutto, India e Iran. Un mercato con 1,3 miliardi di persone. L’Italia ha deciso di tornare in Oman. Un Paese che - ha ammesso il viceministro Adolfo Urso che è appena tornato da una prima missione nel sultanato insieme a circa cento imprenditori - è stato trascurato, come dimostra il basso livello di interscambio, fermo a poco meno di mezzo miliardo di euro all’anno. Adesso l’intenzione del governo è di accelerare per arrivare, a dicembre, a una grande «missione di sistema».
Urso ha incontrato i rappresentanti del fondo sovrano e la principale Banca del Paese. Entrambi intenzionati a investire in Italia. Bank Mosqat, invece, ha deciso di aprire una linea di credito, di 200 milioni di euro, destinata agli italiani che arriveranno in Oman.
La missione del governo è stata l’occasione per definire i settori dove sono possibili collaborazioni e investimenti italiani. Quello delle infrastrutture, innanzitutto. C’è la rete elettrica - e un ruolo potrebbe averlo l’Enel. Poi la costruzione di porti (Msc detiene già una quota del porto della capitale, Mosqat) e, chiaramente, l’estrazione (Eni è già presente con Snamprogetti e Saipem). Poi c’è il turismo. A breve l’Oman Air attiverà un volo diretto tra la capitale araba e Milano. Intesa già raggiunta per la Pesca, una delle principali fonti di reddito dell’Oman: l’Italia parteciperà alla creazione di una vera e propria filiera industriale. E non è esclusa l’apertura delle acque omanite ai pescherecci italiani che rischiano di essere inutilizzati ora che la pesca al tonno rosso è stato bandita.
L’idea di ristabilire i legami con l’Oman si è rafforzata con la crisi. Qui, a differenza del Dubai, le ripercussioni della crisi sono state poche (la crescita quest’anno si dovrebbe attestare sul 3%). Fino a poco tempo fa questa prudenza era un limite agli investimenti stranieri. Le imprese estere potevano operare in Oman solo con un socio locale al 51%. Ora questa percentuale è scesa al 30%. In ogni caso la presenza di uno sponsor è un requisito importante per la riuscita degli investimenti in Oman.


Per questo l’ad di Simest, Massimo D’Aiuto, ha siglato un accordo con il gruppo omanita Ohi che opera in diversi settori. La società per le imprese italiane all’estero intende così rafforzare la propria missione di business scouting, segnalando alle aziende italiane i progetti ai quali possono essere interessati.

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