Garlasco (Pavia) - L’ultimo colpo inferto a Chiara potrebbe essere stato fatale anche al suo assassino. Per meglio sferrarle il fendente sulla nuca il killer ha infatti bloccato la vittima con una mano sulla spalla. E le sue dita, intrise del sangue della ragazza, hanno lasciato le impronte sul tessuto e alcuni residui sebacei da cui è già stato ricavato il Dna. È questa la carta vincente in mano agli investigatori, che tra una decina di giorni avranno concluso la comparazione con i prelievi effettuati ad amici, parenti, fidanzato e famigliari e potranno dare finalmente un nome all’omicida di Garlasco.
Per capire l’importanza di questo reperto bisogna ripercorrere le tappe del delitto. È lunedì 13 agosto, tra le 9 e le 11, di più il medico legale non è riuscito a fare per collocare con esattezza l’ora della morte. Chiara Poggi, 26 anni, è sola nella sua villetta di via Pascoli 8, i genitori, Giuseppe, 56 anni, Rita, 53, e il fratello Marco, 19 sono infatti in ferie. Neppure il fidanzato Alberto Stasi, 24 anni, è con lei: hanno passato insieme la sera prima, poi verso mezzanotte ha voluto rientrare, nella sua villetta in via Carducci, per finire di lavorare alla tesi di laurea da presentare al professore venerdì 17. Sarà proprio il giovane a scoprire il cadavere il giorno dopo, fornirà poi agli investigatori un racconto giudicato incongruente e diventerà così clamorosamente l’unico indagato.
Chiara dunque si alza, fa colazione, accende il televisore poi sente suonare al campanello e apre. È in pigiama quindi per forza deve aver fatto entrare una persona che conosceva, troppo riservata per farlo con un estraneo. È quasi certo poi che la porta fosse chiusa. C’era la chiave nella toppa e i Poggi erano rimasti particolarmente scottati da un furto subito qualche tempo prima. Difficilmente lei si sarebbe scordata di dare le canoniche quattro mandate.
Il killer dunque entra, quasi sicuramente già armato, forse con un chiave «a pappagallo», quelle da idraulico per capirci. Lo fanno supporre le ferite poi riscontrate sulla ragazza: alcune «di taglio», lasciate dal manico, altre di punta, impresse dal «becco». Quasi sicuramente colpisce la giovane immediatamente, verrà riscontrato infatti una ferita alla fronte. Non mortale però, per cui la ragazza riesce a girarsi e fare un paio di passi. L’assassino la insegue, infierisce su di lei, i fendenti si susseguono, lei cade. In quel punto del pavimento però vengono trovati dei segni «da trascinamento», anche se non è chiaro se sia la vittima che striscia a terra o l’assassino che la tira, e già in questa circostanza potrebbe essersi sporcato le mani di sangue. In ogni caso gli ultimi istanti di vita della ragazza sono qualche metro più avanti, sulla scala che porta in cantina. Qui l’assassino completa il massacro, ma per farlo compie un errore madornale, la ragazza è stesa bocconi sui gradini, lui si china, ma perde l’equilibrio, si appoggia al muro, lasciando una prima impronta. Ma quella che veramente lo inchioda è la traccia sulla spalla della giovane, che lui artiglia, per bloccarla e meglio colpirla, con le dita intrise di sangue. Quindi cala l’ultimo devastante fendente sulla nuca.
Il killer ha finito il suo sporco lavoro, si alza, va nel bagnetto al pian terreno, lava le mani, e forse l’arma del delitto, nel box doccia e se ne va. Lasciando la firma: le sue dita hanno macchiato il tessuto della maglia, imprimendo le impronte digitali. E se non bastasse, la presa ha lasciato tracce di sudore da cui è già stato ricavato il Dna. Comparando questi due elementi con tutti i prelievi fatti a famigliari e amici ma soprattutto ad Alberto, sarà possibile avere una risposta certa: è stato lui, un’altra persona della cerchia di Chiara oppure il killer è una persona finora mai sospettata.
Il che costringerebbe gli investigatori a riaprire le indagini. Non ci vorrà molto tuttavia per avere la risposta: forse già la fine della settimana prossima, al massimo per metà settembre, avremo il nome dell’assassino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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