Omicidio di Tor de’ Cenci: arrestato il presunto killer

L’ex ultrà con passato da rapinatore, uccise Nardi a colpi d’ascia

Stefano Vladovich

«Mi chiamo Roberto, avete sbagliato persona». Attilio Frasca, 35 anni, nonché presunto omicida di Roberto Nardi, 25 anni, massacrato con almeno sette colpi di ascia alla testa, è stato trovato e arrestato venerdì notte dopo tre giorni di latitanza.
A nulla è valso il tentativo di farsi passare per un altro con i carabinieri in borghese che lo aspettavano sotto casa del fratello, in via Arturo Colautti, a Monteverde vecchio. Vecchia conoscenza per le forze dell’ordine, difatti, Frasca. Ultrà di fede giallorossa, in passato appartenente ai gruppi naziskin che facevano riferimento al centro sociale Porta Aperta, l’uomo viene arrestato nel novembre del 1999 nell’ambito delle indagini sull’attentato fallito al cinema Nuovo Olimpia, in via San Lorenzo in Lucina, a pochi passi da Montecitorio. In sala la proiezione del film documentario sul processo al criminale nazista Adolf Eichmann. Un’azione dimostrativa simile a quella avvenuta al Museo Storico della Liberazione, in via Tasso: un barattolo di marmellata con petardi svuotati e una rudimentale miccia fatta di fiammiferi e un mozzicone di sigaretta. In casa gli agenti della Digos gli trovano hashish e proiettili calibro 9.
Un giovane cresciuto fra i palazzoni di Primavalle e i caseggiati popolari di Spinaceto dove viveva una nonna e dove era andato ad abitare una volta uscito dal carcere, tempo addietro. Un criminale senza scrupoli secondo gli inquirenti, per anni terrore dei vigilanti in servizio sui furgoni portavalori, più volte rapinati dalla sua gang, la «banda dell’Appio-San Giovanni». Adesso Frasca è accusato di omicidio volontario aggravato. Vittima l’amico Roberto, 25 anni, accusato di aver importunato la cugina di Attilio durante una festa avvenuta martedì scorso.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto territoriale di Frascati e della compagnia di Pomezia nell’appartamento al 58 di via Scipione Franchetti, a Tor de’ Cenci, c’erano almeno dieci persone. Una cena probabilmente organizzata da Frasca per rivedere amici e parenti. Superalcolici, fumo o altro e la serata, a un certo punto, prende decisamente una brutta piega: Roberto si avvicina alla giovane e, nonostante la presenza di suo cugino, cerca insistentemente di abbordarla. La cosa non va affatto giù al padrone di casa e i due, discutendo, scendono in cortile. Qui Attilio e Roberto litigano furiosamente, si azzuffano, si scambiano insulti e ceffoni. Gli amici accorrono al piano terra della palazzina e li dividono. Passata la mezzanotte, quando la maggior parte degli invitati è andata via, in casa restano solo loro due. Secondo la ricostruzione del colonnello Marco Minicucci, del capitano Germano Passafiume e del medico legale l'assassino avrebbe afferrato l’accetta e, cogliendolo di sorpresa, colpito Nardi più volte tra il collo e la nuca fino a ucciderlo. Subito dopo la decisione di trasportare il cadavere in cortile, mimetizzandolo con scatoloni e buste di plastica. Sicuramente per rimuoverlo e seppellirlo in aperta campagna in un secondo tempo.
Il caso vuole, però, che gli stessi familiari di Frasca avvertano il 112: «Nostro figlio è sparito da giorni, nonostante gli era stato detto che suo padre stava male». Quando i militari della stazione locale, sfondando la porta, entrano nell’appartamento trovano sangue sul pavimento del salotto e, dietro un divano, i vestiti completamente macchiati. Nel corridoio, chiusa in una busta di cellophane, l’arma del delitto.

Sul manico, oltre alle tracce ematiche appartenenti alla vittima, il Ris rileva numerose impronte, fra cui quelle di Nardi, fuggito nel frattempo da una porta posteriore. Quanto basta per emettere il mandato di cattura.

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