Gli omissis di Michele

Ma quale giornalismo, Michele: hai svoltato ancora. Anno zero vuol dire solo che sei tornato al tuo primo Samarcanda, al 1987, al tuo peggio. Che pena, ieri sera. Che pena quel pover’uomo di un Salvatore Borsellino, parente professionale che ieri sera vedeva «forti analogie» tra la morte del fratello e l’inchiesta avocata a Luigi De Magistris. Che pena quella piagneria meridionale con la ragazzetta che non sapeva più chi votare, frignava. Che pena, soprattutto, proprio quel Luigi De Magistris coi capelli appena ingellati e una cotta ormai travolgente per giornalisti e telecamere; il capo dello Stato aveva invitato al silenzio, il vicepresidente del Csm nondimeno, l’Associazione nazionale magistrati aveva chiesto «toni bassi e di rientrare ciascuno nel proprio campo», ed ecco la risposta di Luigi De Magistris: ferie per dieci giorni e poi interviste a Corriere, Stampa, Repubblica, Radio 24, Sky tg24 e addirittura anticipazioni di un libro di Michele Cucuzza (non stiamo scherzando) dove si riassume la sua vita, la vita di Luigi De Magistris.
Ecco perché il 20 luglio scorso, quando gli ispettori bussarono alla porta del magistrato, e videro che stava chiacchierando con Cucuzza, dovettero attendere fuori dalla porta. Ora rieccolo da Santoro, ma che sia chiaro: lui non parla delle indagini, non entra nel merito, non parla di queste cose. E di che, allora? L’abbiamo rivisto ieri sera: all’apparenza di niente, salvo spiegare che ciò che non gradisce è illegittimo e che c'è un disegno della massoneria e dei poteri occulti, parole sue. Disegni oscuri che peraltro non provengono dai famosi politici, ma giocoforza dai colleghi magistrati: perché il procuratore generale Dolcino Favi, che gli ha avocato l'inchiesta, è un magistrato, e lo sono gli ispettori ministeriali spediti dal Ministero (alcuni sono pure di Magistratura democratica) e lo sono i componenti del Csm, e i componenti del Tribunali dei ministri, gli esponenti di quell’Associazione magistrati: gli stessi che l’estate scorsa avevano definito De Magistris come un «pericolo per la credibilità della magistratura».
Potevi chiedergli conto di questo, Michele. Invece ci siamo sorbiti la faccia tosta di un magistrato che ha incredibilmente detto «non mi affascina il giudice che cerca il plauso della piazza». Che pena, e che pena anche la tua intervista «esclusiva» all’indagato Antonio Saladino, in realtà intervistato la sera prima a Ottoemezzo su La7; le immagini scorrevano e in sovrimpressione si vedeva il suo accusatore De Magistris il quale non l'ha neppure mai interrogato, Saladino, lo sapevi Michele? Forse no: ecco perché a De Magistris non hai chiesto niente neppure di questo.

E non gli hai chiesto delle violazioni procedurali, delle disinvolture con la stampa: ciò per cui De Magistris è indagato, ciò di cui ha parlato diffusamente Mario Lombardi, procuratore capo di Catanzaro intervistato da Guido Ruotolo. No, non il tuo Sandro Ruotolo di Annozero: suo fratello Guido, informato cronista della Stampa. Assumi lui, Michele.
Filippo Facci

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