Onna, politici in fila per un posto Il 25 Aprile nella piazza che non c’è

RomaProfumo di Onna. Se nella pellicola di Dino Risi il ruvido Vittorio Gassman bighellonava col bastone bianco causa cecità, oggi il Palazzo ci vede benissimo e ha già adocchiato il luogo dove bisogna andare: tutti lì, a Onna, frazione dell’Aquila sbriciolata dal sisma lo scorso 6 aprile. Come fosse la Mecca per i musulmani. Vengo anch’io, sì tu sì.
In principio fu calenDario Franceschini a individuare data e luogo e a recapitare l’invito: il 25 Aprile sarò lì, perché non ci viene pure Berlusconi? E sia: anche il premier sarà tra le macerie per la festa di liberazione. E dietro di conseguenza tutti quanti: maggioranza e opposizione, destra e sinistra. Tutto l’arco costituzionale. Manca il centro? No, c’entra pure il centro. Pierferdinando Casini assicura: «Ci saremo per portare un segnale della nostra solidarietà alla popolazione». E per una volta applaude il Cavaliere: «Un bel gesto rispondere alle esigenze di celebrare uniti il 25 Aprile».
L’Italia s’è desta, e in questo caso s’è destra, anche quella estrema, quella di Roberto Fiore con la sua Forza Nuova: «Con 20 camion porteremo ulteriori aiuti. Sarà il nostro modo per festeggiare l’unità e la solidarietà del popolo italiano in momenti di estrema difficoltà». E al casello dell’Aquila, in fila, farà capolino anche il capo dei senatori dell’Udc Gianpiero D’Alia, che già batte le mani: «Siamo contenti - dice - che Berlusconi abbia deciso di passare il 25 Aprile a Onna, dove saremo anche noi, perché è proprio da quel recuperato clima di coesione determinato dal terremoto che possiamo ripartire per iniziare un percorso di condivisione di momenti che appartengono alla nostra storia».
Già, la condivisione. Bella cosa anche se c’è sempre qualcuno che ha voglia di sbianchettare il «con» e puntare invece alla divisione. Di Pietro, per esempio. Che pur di sputare veleno sul presidente del Consiglio sibila senza pudore: «Sulle manifestazioni del 25 Aprile il premier sta facendo la più grossa ipocrisia e paraculaggine della storia: in realtà non gliene importa nulla». E poi c’è la sinistra dura e pura, quella che da sempre scippa il senso del 25 Aprile, sotterrando sotto palate d’oblio i partigiani cattolici, liberali, democratici e persino monarchici. Il rifondarolo Paolo Ferrero è uno di quelli: «25 Aprile festa di tutti? Una mistificazione. È la festa della liberazione dall’oppressione nazifascista». Della serie: la festa è mia e me la gestisco io.
Qualcuno, da quella parti, spera in cuor proprio nel tradizionale refrain che da sempre fa da colonna sonora alla manifestazione: fischi. Ci furono tre anni fa quando Letizia Moratti «osò» scendere in piazza col padre Paolo Brichetto Arnaboldi, sebbene partigiano ed ex deportato; ci furono nel 2005 a bucare le orecchie dell’allora appena insediato governatore Roberto Formigoni; così come nel 2002 a Bologna a sommergere il neo eletto sindaco di centrodestra Giorgio Guazzaloca; per non parlare del 1994 e degli insulti che ricoprirono il leader della Lega Umberto Bossi.
E se invece questa volta i fischi non ci fossero? Se, in quel di Onna, si sentirà pure qualche applauso? A sinistra qualcuno trema. I riflettori ci faranno più luce o più ombra?, ci ragionava su Giuseppe Giulietti, leader di Articolo 21, preoccupato che tutto «si trasformi in un Berlusconi day». Non è che poi alla fine ci ruba la scena? Ma nel curioso ingorgo a presenziare sotto le ali dell’Aquila, c’è anche chi si tira fuori: la senatrice Pd Anna Finocchiaro sarà in Emilia al museo della Resistenza e poi al corteo di Milano, quello grosso, organizzato dall’Anpi.

A Milano pure il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, il governatore lombardo Roberto Formigoni e il leader del Pd Franceschini che volerà sotto la Madonnina per il vero bagno di folla. Ma solo dopo la sfilata ad Onna, s’intende.

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