Onore e merito al vecchio Balordo

Onore e merito al vecchio Balordo

(...) nell'appiccicosa calura della seconda metà di giugno, i disperanti play-off - con un unico posto utile - non tanto con il Piacenza del nemico storico Iachini e il Rimini di Jeda Moscardelli e Ricchiuti quanto e soprattutto con il lanciatissimo Brescia dell'invelenito «uomo del fiume», Serse Cosmi...
Onore dunque al fortuito e fortunato gemellaggio portuale tra Adriatico e Tirreno, e merito agli alabardati di Trieste che frenando il Piacenza e cancellando i play-off hanno risparmiato al vecchio Balordo finalmente in sciarpa e sciabola la tortura dalla quale uscì vivo 12 mesi fa solo grazie ad un doppio miracolo anti Salernitana: rigore di Stellini al 90' laggiù e ormai insperata zampata di Lopez all'85' a Marassi.
Onore e merito a Enrico Preziosi e Gian Piero Gasperini e ai «ragazzi» (da Milanetto a Rossi, da Criscito a De Rosa, da Rubinho a Coppola, da Adailton a Gasparetto, da Bega a Fabiano, da Di Vaio a Greco, da Leon a Juric, da Stellini a Botta, da Galeoto a Masiello, da Sculli a Carobbio, senza dimenticare la preziosa ombra di Scarpi alle spalle di Rubinho), onore e merito a tutti costoro se è stata messa una pietra - mi auguro tombale - sul maledetto 10 giugno fiorentino del 1995, sconfitta ai rigori nello spareggio col Padova, che è costato al popolo rossoblu 12 anni di tribolazioni, soprassalti, umiliazioni. Quattro proprietari, 7 presidenti, 22 allenatori, 150 giocatori per tornare finalmente nell'Olimpo del calcio, accolti da una serie A riveduta e corretta al massimo grado.
Possa finalmente gioire a pieno titolo una tifoseria che degli ultimi 61 campionati ha dovuto sorbirsene 35 dai palcoscenici di serie B. Rari per vero sono stati, dal primo dopoguerra in poi, i momenti non si dice di gloria ma almeno di gioia per gli occhi e per i cuori dei tifosi genoani. Personalmente ricordo con particolare piacere, a volo d'uccello, il Grifone di Becattini Verdeal e Dalla Torre, quello di Larsen Gren e Carapellese, quello (presidente Berrino) di Santos Locatelli e Meroni, quello (presidente Fossati) di Onofri Pruzzo e Damiani, quello (presidente Spinelli) di Skuhravy Aguilera Signorini Branco Eranio Ruotolo Collovati e dintorni. Si poteva dare di più? Il popolo rossoblu avrebbe meritato di più? Come no!
Rari, epperciò particolarmente preziosi, sono stati - lungo l'arco di 61 campionati - i momenti in cui il genoano ha potuto gloriarsi del gioco della propria squadra. Finalmente, nocchiero il prode Gasperini, è riaccaduto: o per meglio dire, perché non è stato un caso, risuccesso. Era serie B, d'accordo, però agghindata da Adue, ed è risuccesso. Il più delle volte, il Genoa ha dato nuovamente spettacolo.
Ora Preziosi si attrezza per il derby, deciso a recuperare ed imporre una superiorità calcistica cittadina che non gratifica più il Grifo dai tempi di Pruzzo e Damiani. Preziosi non s'illuda che l'impresa sia facile, perché su sponda blucerchiata c'è un capitano d'industria cui non s'attaglia il ruolo di «secondo» a Genova e dintorni.

Ed è questa la fortuna dei tifosi sampdoriani, paradossalmente speculare a quella dei tifosi genoani: che il Grifone nuovamente rampante stimoli l'orgoglio di Riccardo Garrone - uno che se vuole può tutto e di più - al punto da non farsi sopravanzare.

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