Roma

Opera Nomadi: «Da bocciare le politiche del Campidoglio»

Emergenza nomadi, va in scena il ping pong delle responsabilità. Mentre Veltroni lancia un appello a tutte le forze politiche per risolvere un problema che coinvolge 2mila persone e chiede aiuto a Marrazzo per trasferire gli accampamenti fuori città, il presidente della Regione restituisce al Primo cittadino la patata bollente e chiede alla maggioranza capitolina «un’assunzione di responsabilità». Dopodiché, spiega Marrazzo, «eventualmente, nell’ambito di un piano di solidarietà regionale, si può valutare la necessità di coinvolgere altri comuni». Uno pari e palla al centro. Il sindaco proclama: «Abbiamo sgomberato 30 insediamenti abusivi». Ma i rom si spostano da un punto all’altro della città senza programmazione, denuncia invece al Giornale il presidente nazionale dell’Opera Nomadi, Massimo Converso. «L’unico trasferimento gestito bene - spiega - è stato quello di Villa Troili, perché è stata trovata una sistemazione adeguata alla maggior parte dei rom, che sono stati alloggiati in strutture dove hanno acqua calda, servizi e scolarizzazione. Per ora sono state sistemate più di 200 persone. È rimasta lì una piccola parte, che verrà sgomberata probabilmente sabato prossimo».
Per il resto come valuta il piano del comune?
«È totalmente irrazionale, perché sposta i problemi in altre zone della città. Inoltre non è stata coinvolta la nostra associazione né i capifamiglia rom. Al momento abbiamo rapporti solo con la Caritas e con l’area cattolica, ma non con le associazioni laiche e vicine all’amministrazione. Siamo stati emarginati dal Gabinetto del sindaco e da alcuni settori dell’amministrazione. Gli unici contatti che abbiamo sono quelli con l’assessore alle Politiche sociali Raffaella Milano. E quando c’è stato un accordo tra l’Opera Nomadi e l’assessore Milano i trasferimenti sono stati fatti in maniera civile, come per Villa Troili. In tutti gli altri casi, come Tor Vergata e Stazione Tiburtina, gli sgomberi sono avvenuti in maniera selvaggia e irrazionale perché il problema è stato spostato in altre parti della città senza soluzioni stabili».
Come va affrontato il problema criminalità all’interno dei campi?
«Lo stato di abbandono si è trascinato per anni, favorendo l’insediamento di gruppi criminali, dediti allo sfruttamento della prostituzione e ad altri reati, che vanno isolati dalle forze di polizia. Ma non si possono sgomberare 300 persone per colpa di 3 criminali».
Come andrebbero organizzati gli sgomberi?
«Con riservatezza e senza fuga di notizie, come è successo invece per i siti di Viterbo e Frosinone. Attualmente noi abbiamo individuato un sito per il trasferimento di alcune famiglie in un paese del Lazio e siamo in trattativa con il sindaco di quel comune, aiutati dalla Milano».
La politica della costruzione di campi nomadi da parte del Campidoglio vi soddisfa?
«Neanche per sogno. Noi proponiamo affitti agevolati e individuazione di microaree per massimo 50 persone dove poter costruire sotto il controllo degli uffici tecnici comunali. A Roma, per esempio, a Valle Martella, tra Casilina e Prenestina, i rom si sono costruiti da soli le case».


Cosa proponete come sbocco occupazionale per i rom?
«Legalizzare e sviluppare il comparto del commercio e promuovere la raccolta dei rifiuti ingombranti, un settore che nel resto d’Italia ha dato lavoro a tanti rom, dagli ex giostrai di Bolzano fino ai rom italiani di Reggio Calabria».

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