Operai a pesca in servizio: sciopero per difenderli

Nello stabilimento di Sestri Ponente sorpresi alcuni dipendenti lavativi: uno faceva il sub, l’altro era armato di lenza. Un terzo colto in flagrante con della droga

Operai a pesca in servizio: sciopero per difenderli

Genova - Chi l’ha sorpreso l’altra notte in flagrante - uno degli addetti alla sicurezza di Fincantieri - dice che «pareva James Bond» quando affiorava in superficie imbracciando il fucile da sub, pronto a battersi contro la Spectre. Solo che 007 faceva così in qualche spiaggia esotica e soprattutto sullo schermo, mentre questo qui, il «sorpreso in flagrante», dipendente di una ditta che lavora in subappalto per la società cantieristica, è stato beccato in muta di neoprene, con tanto di fucile d’ordinanza, nell’area dello stabilimento di Sestri Ponente in cui doveva prestare regolare servizio da pompiere. E invece di impegnarsi per assicurare la massima produttività nell’incarico, il dipendente-subacqueo si dava da fare, eccome, per infiocinare spigole e saraghi, orate e branzini, rigorosamente «di scoglio» anziché di normale allevamento. Per uso personale.

Alla stessa maniera, «per uso personale», si è giustificato un altro dipendente in subappalto, quando gli addetti alla sicurezza l’hanno scoperto nei cunicoli dello stabilimento con il marsupio ben rifornito di droga. In orario di lavoro. Da parte dell’azienda sono scattati i provvedimenti a carico degli operai in disservizio permanente effettivo, come prescritto dal regolamento interno e dal buon senso comune anche a tutela di quanti - la stragrande maggioranza dei dipendenti - lavorano sul serio per garantire un prodotto d’eccellenza: a Sestri Ponente nascono le grandi navi da crociera, autentico fiore all’occhiello dell’industria cantieristica italiana. Ma i sindacati non ci stanno. Hanno subito proclamato uno sciopero che ha paralizzato l’intero ponente cittadino, denunciando «il clima intimidatorio» usato dalla società che mette in atto «illegittimi metodi di sorveglianza per controllare i lavoratori». Tutto questo - insistono i rappresentanti sindacali - utilizzando impropriamente strumenti audiovisivi per scoprire le marachelle.

Che poi, tanto marachelle non sono. Almeno a giudicare quello che è stato rilevato dai soliti addetti alla vigilanza nell’ultima settimana: a parte il lavoratore pescasportivo e il possessore di stupefacenti in cunicolo, sono stati individuati anche «sette ingressi forzati a bordo di unità in costruzione nonostante la mancanza di utilizzo del Dpi», (il dispositivo di protezione individuale che serve a prevenire infortuni sul luogo di lavoro, ndr).

Tutto qua? Neanche per sogno. Sempre nell’arco degli ultimi sette giorni Fincantieri ha denunciato «furti di rame, comportamenti scorretti durante il controllo in uscita dello zaino, scambi di badge per cui una persona timbrava per altri, e utilizzi impropri di Dpi della Fincantieri». Ci sarebbe anche un altro che pescava in banchina, ma questa volta senza muta e col bolentino. Casi accertati, fotografati, videoregistrati e regolarmente verbalizzati: «Il sindacato difende l'indifendibile - spiega l’azienda - e avanza la discutibile tesi secondo cui gli addetti alla vigilanza dovrebbero limitarsi a tutelare il patrimonio industriale, senza interferire e intervenire se colgono in flagrante operai che compiono illeciti». «Atteggiamento persecutorio - replicano invece i sindacati -. La Fincantieri ha instaurato un clima di repressione inaccettabile». E ancora: «Basta un panino mangiato fuori orario per far scattare provvedimenti punitivi». Indigesti. Ce n’è anche per i giornali: ieri i sindacati hanno proclamato un nuovo sciopero per protestare «contro la disinformazione della stampa che getta discredito sui lavoratori».

Ma c’è chi avanza il sospetto che la guerra sindacale sia stata scatenata per bloccare le strategie a lungo termine di Fincantieri, compreso il previsto collocamento in Borsa. In prima fila, nel denunciare le «repressioni», è la Fiom, il potente sindacato dei metalmeccanici rimasto scottato, appena poche settimane fa, per la sanzione a carico di due suoi iscritti che sono stati trovati a prendere il sole in costume.

E in cantiere. E in orario di lavoro. «Che sarà mai? - è stata la giustificazione -. L’azienda non ha il diritto di effettuare questo tipo di controlli». Se mai, chissà, dovrebbe limitarsi a fornire l’autoabbronzante.

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