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Operazione Mortirolo Basso all’attacco di Evans e Arroyo

nostro inviato a Brescia

Caro diario, c'è una bella storia da raccontare. Comincia questa mattina e finisce domani sera. In questo breve tempo, il lungo viaggio del Giro d'Italia affronta le due tappissime: oggi Mortirolo, domani Gavia e Tonale. Questi i luoghi, gli scenari, gli sfondi: non c'è bisogno di molte descrizioni, nel ciclismo esistono nomi che parlano da soli.
Comincia il Mortirolo, la madre di tutte le salite, la montagna che tutto il mondo teme e ci invidia. Qui il reality della fatica estrema, come questo Giro magnifico e flagellato va ufficialmente definito, infligge ai suoi sopravvissuti la prova più dura. Chi la supera può legittimamente pensare di vincere l'intero concorso. Chi la supera? Basso o Evans, dice la logica. Magari Arroyo, maglia rosa per caso, dice il paradosso. Secondo quelli che vivono di agguati e coltellate, c'è persino una quarta possibilità, chiamata Nibali. Ma qui siamo direttamente nell'assurdo, perché il giovane campioncino di domani sarà fedelissimo al capitano Basso, il campione di oggi, sempre che Basso si dimostri ancora all'altezza di un vero capitano, leggi alla voce Zoncolan.
Tutti sintonizzati sul Mortirolo. Già tremano le frizioni di auto e moto al seguito. Già fremono le migliaia di tifosi accampati nei tratti più crudeli. Chi davvero vuole vedere con gli occhi e toccare con mano la fatica del ciclismo, lì deve andare. Il resto è nelle gambe dei campioni. Basso sembra farsi preferire a Evans, tutti e due insieme hanno lo stesso interesse a demolire l'ultima resistenza di Arroyo. Ma c'è un ma. Tutto quello che si riesce a costruire in salita, il Mortirolo può distruggere in discesa. È fetente pure lì, specialmente se piove. E oggi pioverà. Allora, dita incrociate perché Basso si dimostri un po' meno impedito del solito nella picchiata tortuosa e vigliacca, dove invece Evans è acrobata e giocoliere indiscusso.
Sin qui il primo round. Poi c'è subito il secondo, domani. Se non sarà Gavia per motivi meteo, sarà comunque un'altra volta Mortirolo. Se non è zuppa, è pan bagnato. Se non è tormento, è comunque inferno. Dice Basso: «Lo schema non cambia: io e Nibali andremo all'attacco. I 42” che ho adesso su Evans potrebbero non bastare nella crono di domenica a Verona. Devo guadagnare ancora qualcosa. Ma soprattutto bisogna eliminare Arroyo, prima che sia troppo tardi». Uguale Evans su Arroyo. Un po' diversa la parte montagnosa: «Sono salite infernali, salite che il Tour neppure s'immagina. Non posso dire cosa combinerò. So che se terrò il passo di Basso, potrò vincere il Giro a cronometro».
Caro diario, comunque vada a finire, bisogna consegnare già una maglia rosa. Definitiva. Meglio dirlo prima, perché del senno di poi sono già piene le ammiraglie. Vittoria trionfale, nell'edizione 2010, per il patron Angelo Zomegnan. Esattamente un anno fa, si era guadagnato il titolo di «Mago Zom» per essere riuscito ad eliminare, in un colpo solo, tutte le montagne storiche del territorio montagnoso chiamato Italia. Come dimenticare il sublime gioco di prestigio: la vetta più alta comparve nelle Marche, regione notoriamente dolomitica. Forte di quell'esperienza, che difese con orgoglio da vero artista, quest'anno ci ha scodellato un Giro opposto. Sembra disegnato dal suo peggior nemico. Tappe sempre nervose e divertenti, inserimento a raffica di tutte le vette più gloriose. In un certo senso, è un nuovo colpo da Mago Zom: con abile tocco di bacchetta magica, ha improvvisamente restituito all'Italia le grandi montagne che aveva fatto sparire.
In ogni caso, complimenti e grazie. Se li merita tutti. Il Giro di quest'anno propone a tre giorni dalla fine un bellissimo duello tra campioni veri, su montagne vere. Neppure volendo diventare molto carogna riuscirei a trovare un difetto. Persino la partenza dall'Olanda sarà ricordata come un successo di dimensioni storiche, un intero Paese in strada a salutare il Giro in bicicletta di un altro Paese. Effetti speciali del Mago Zom. Se è tutta farina del suo sacco, se sono tutti conigli del suo cappello, standing ovation.

Se si è fatto consigliare da qualcuno, se lo tenga stretto.

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