nostro inviato a Siena
«Il mondiale è la nostra sfida, lo stimolo più grande per i giocatori e per tutta lAfrica, il motore per diventare competitivi nel mondo». Mandla «Schoes» Mazibuko è stato un attaccante discreto che non è mai uscito dai confini del Sud Africa, adesso è nello staff incaricato di propagandare la Coppa del mondo 2010: «Noi organizzeremo il più grande mondiale di calcio della storia, il primo dellAfrica, gli sportivi e i visitatori resteranno meravigliati dalle bellezze del nostro Paese, nessuno resterà deluso». Sarà la diciannovesima edizione, dall11 giugno all11 luglio 2010, sarà quindi giocata nellinverno australe, con i calciatori che dovranno affrontare un clima rigido e molto probabilmente abbondanti piogge.
La Fifa non ha preso una decisione semplice, il Sud Africa ha vinto lorganizzazione solo per manifesta incapacità degli altri Paesi africani aspiranti alla World cup. LEgitto aveva presentato una documentazione ritenuta poco attinente alla realtà del Paese, il Marocco era privo di infrastrutture adeguate e con stadi fatiscenti, Tunisia e Libia avevano presentato una candidatura unificata che prevedeva lautomatica rinuncia in caso di qualificazione di Israele. «La Fifa così ha scelto il Sud Africa - spiega Mazibuko - e non se ne pentirà. Noi rappresenteremo tutta lAfrica, per la prima volta la Fifa ha acconsentito alle nazionali di scegliere il loro ritiro anche fuori dal Paese organizzatore proprio per far comprendere il largo respiro che deve assumere questo evento».
Ma quanto rispecchi il resto della realtà africana il Sud Africa, Mazibuko non lo vuol dire, stando attento a non offendere i Paesi confinanti: «Siamo in una posizione di privilegio, lo sappiamo, la nostra economia è forte come la nostra tecnologia, abbiamo una lingua, ci sentiamo moderni. Non è vero che ci sentiamo più europei, anche se le nostre comunicazioni sono avanti decenni rispetto al resto dellAfrica, ma anche Egitto, Tunisia e Marocco sono molto vicine ai nostri standard. Il problema è lAfrica centrale, lì la situazione è ancora molto difficile».
La Fifa ha chiesto garanzie soprattutto su stadi e sicurezza. Gli impianti saranno dieci, due a Johannesburg. Sono tutti impianti da almeno 40mila posti, lEllis Park Stadium di Johannesburg può ospitare 70mila spettatori e il King Park Stadium di Durban 61mila. «Il vero problema - spiega Carlos Alberto Parreira, ct brasiliano dei Bafana Bafana, come vengono chiamati i nazionali sudafricani - è che sono tutti stadi pensati per il rugby che dovranno essere adattati al calcio. Se la Germania non avesse sottratto lorganizzazione dei mondiali del 2006 al Sud Africa, oggi questo Paese sarebbe notevolmente più avanti, non solo dal punto di vista sportivo. Non ci sono vivai, non esistono nazionali giovanili».
Ma non sono questi i problemi della Fifa, al primo posto cè la sicurezza: «Verranno assunti 31mila nuovi agenti in occasione del mondiale - spiega Mazibuko -, cè un coordinamento a livello internazionale con lInterpol, in particolare per Johannesburg, la città che ci crea più problemi. Sappiamo che cè la violenza, vi garantiamo che non la vedrete». Qui i problemi con lapartheid hanno compiuto danni devastanti, il Sud Africa venne sospeso nel 1962 per aver deciso di partecipare con una nazionale di soli bianchi al mondiale. Riammesso dalla Fifa, il Sud Africa prese unaltra decisione assurda, una nazionale di soli bianchi avrebbe giocato le qualificazioni per il mondiale del 1966 e una di soli neri quelle del 1970. Dopo i fatti di Soweto venne definitivamente espulsa e solo con la fine dellapartheid riammessa nel 1991. «Su 42 milioni di abitanti, il 29 per cento vive al di sotto della povertà più assoluta. Ma qui cè gente che ha ottenuto un appartamento dallo Stato e se lo è venduto per qualche sacco di grano e altro cibo per la famiglia.
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