Opposizione dura o responsabile. Forza Italia si interroga sul futuro

A Sirmione il confronto tra le anime del partito. Tajani: "È giusto dare risposte ai cittadini". Capezzone: "Ma io non voglio morire renziano..."

Opposizione dura o responsabile. Forza Italia si interroga sul futuro

Alla fine, stringi stringi, l'animo del militante forzista è nelle parole di Daniele Capezzone: «Io non voglio morire renziano». Sono tutti come lui, nel salone del Garda Village di Sirmione. Dibattuti tra la responsabilità per il momento difficile del Paese e l'orgoglio di non stare dalla parte del premier piacione e promessone. Tentati di far saltare il banco almeno con l'Europa e vincolati agli impegni presi. Preoccupati perché il centrodestra non è ancora ben avviato verso una riunificazione e certi di essere ancora i capofila dell'alleanza tra i moderati.

Che cosa vuol dire fare opposizione quando il capo dello schieramento opposto, fa cose buone? La domanda di Nicola Porro al dibattito su «come tornare competitivi» non ha una risposta univoca in Forza Italia. La platea piena di giovani e facce nuove freme, gli applausi scattano quando saltano fuori le ricette più drastiche. Capezzone le riassume nella necessità di una «cura shock», 40 miliardi di tagli fiscali alla faccia della Merkel.

Nel partito di Silvio Berlusconi le posizioni sono articolate ed è merito di Mariastella Gelmini e Marco Marin, gli organizzatori di questa Scuola di formazione politica che si chiude oggi a Sirmione, avere favorito la discussione. C'è Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, che difende la mano tesa a Renzi: «Tocca a noi moderati cercare di risolvere i problemi. Non è un inciucio tra centrodestra e centrosinistra, ma l'esigenza di dare risposte ai cittadini. L'opposizione deve stimolare il governo a fare le riforme, non limitarsi a dire no a priori».

C'è Renato Brunetta che non nasconde qualche scetticismo verso il governo: «Sulla carta la delega sul lavoro è cosa buona, ma prima di giudicare è meglio leggere il testo finale. Vogliamo vedere le carte, davvero piacerà a Damiano come a Sacconi?». E c'è Capezzone che impugnerebbe la scure dei tagli, anzi si traveste da ragionier Fantozzi e dice che «certo un nostro cedimento a Renzi è una boiata pazzesca: possiamo dircelo, almeno tra di noi?».

Si discute in Forza Italia senza che emergano personalismi, almeno sul palco. Si mettono in luce le contraddizioni del premier, gli aumenti fiscali su case e successioni, l'incapacità di tenere unito il partito in appuntamenti chiave come le nomine parlamentari e le riforme. «Che partito è quello che per metà contesta il suo presidente del Consiglio sulla riforma del lavoro? Il Pd oggi è il vero elemento di instabilità», protesta Brunetta.

Ma allo stesso tempo Forza Italia insiste sulla strada della riunificazione del centrodestra. Se venerdì è stata la giornata degli amministratori locali, ieri era quella dei «pontieri». Al mattino tavola rotonda sulle riforme con Lega (Maroni), Ncd (De Girolamo), Fratelli d'Italia (La Russa) e Pd (Guerini); al pomeriggio sull'economia con Ncd (Casero) e Pd (Morando). Si cercano convergenze e punti d'intesa soprattutto tra ex alleati. È un lavorio complicato, che si muove tra vecchie ruggini e nuovi veti.

In casa azzurra il clima è decisamente favorevole. Gelmini, Marin e Annamaria Bernini spingono. Gli altri partiti distinguono: è il gioco delle parti. Nunzia De Girolamo è convinta che «Berlusconi resti l'unico in grado di riunificare il centrodestra», ma «essere berlusconiani non significa dirgli sempre sì come fanno in tanti dentro Forza Italia. E riunire non vuole dire tornare al passato, quando nessuno poteva riconoscere gli errori di Berlusconi».

Roberto Maroni da governatore promuove il «modello Lombardia» in cui il centrodestra regge e spera che alle prossime amministrative si andrà ancora assieme, «anche se - puntualizza sulla linea del segretario Salvini - fino a quando Ncd sosterrà il governo Renzi l'unificazione è una “mission impossible”». Ignazio La Russa si lamenta del mancato confronto sui nomi per Csm e Consulta. Questa mattina sarà Silvio Berlusconi a fissare le condizioni di Forza Italia.

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