Cronache

Ora è un altro derby a tenere accese le ultime speranze

Ora è un altro derby a tenere accese le ultime speranze

(...) Parlo di Antonio Cassano, di Giampaolo Pazzini e dei dirigenti della Sampdoria. Parlo di una retrocessione partita da lontano, avventatamente prenotata in larghissimo anticipo sul 52° minuto dell'angosciante ripresa del derby fatale cui il gol beffardamente chirurgico del mancino Boselli, riccioluto argentino di passaggio, ha impresso le stimmate della punizione divina.
Ieri il mitico Vujadin Boskov ha compiuto 80 anni. Se ancora potesse esprimersi con la lucidità che lo contraddistingueva, avrebbe scontatamente sentenziato: se sul mercato «di riparazione» di gennaio - quando tutti nel loro grande o nel loro piccolo più o meno si rafforzano - tu rischi il suicidio sportivo privandoti dei due giocatori che rappresentano il 50% del tuo potenziale, se tutto va bene sei rovinato.
Dice che Cassano si è autoescluso: ma io non lo avrei escluso perché per vero si trattava dell'unico giocatore della Sampdoria che non avrebbe mai voluto lasciare la maglia blucerchiata. Dice che Pazzini voleva l'Inter. Invece, eliminato il coperchio di garanzia costituito da Cassano, voleva la Juve; che a sua volta lo voleva ma non aveva liquido in cassa: e io lì, facendomi dare Amauri a parziale conguaglio, l'avrei semmai mandato.
Raramente, piuttosto, ho visto nel tempo i dirigenti del Genoa - che hanno tutta la convenienza a godersi per un bel po' il monopolio calcistico della Superba - comportarsi con altrettanta linearità. Ribadisco il concetto. Quando per via delle sconfitte subite da Cagliari e Juventus la squadra guidata da Ballardini era ferma da due turni a quota 39, il presidente del Grifone sportivamente lanciò il guanto di sfida ai «cugini» in angustie, dicendo in buona sostanza: «Poiché so cosa vuol dire soffrire, non godo per le vostre disgrazie. Sportivamente noi cercheremo di battere Brescia e Lecce, vostri avversari diretti, per darvi cavallerescamente appuntamento al derby. Se ci arrivate ancora in vita e ci battete, sportivamente vi salvate. Se vi bastoniamo, sportivamente retrocedete».
Ecco perché capisco il risentimento di Preziosi, il cui disegno fu sposato in pieno da Ballardini e discepoli (come dimostrato dalle squalifiche salva derby «chiamate» contro il Lecce dai diffidati Dainelli, Milanetto e Palacio, e dalla cura di capitan Marco Rossi nel cancellare un lieve acciacco muscolare), nei confronti degli ingenerosi cori di «Buffoni! Buffoni! Il derby non si regala!» scanditi dalla Nord quando il Genoa, tradito dall'ennesima papera di Eduardo detto «Tenaggia», fisicamente soffriva sotto i disperati attacchi dei sampdoriani alla canna del gas.
Nel momento del massimo godimento sportivo, dopo aver apprezzato le geniali coreografie del tifo organizzato rossoblu ed essersi infine focosamente abbracciato in tribuna con quanti gli capitavano a tiro, il presidente ha comunque voluto ricordare che i demenziali fumogeni costano tanto alla Società e rendono niente, mentre non è assolutamente sopportabile la gratuita mancanza di rispetto nei confronti di chi sta guidando il Grifone con orgoglio e perizia senza precedenti nei 65 anni del dopoguerra.
In conclusione, a due tappe dal traguardo finale, 6 punti in palio, le probabilità di salvezza della Sampdoria, riscavalcata dal Lecce che resta il suo unico concorrente abbordabile, ridiscendono dal 50 al 10%. È vero infatti che teoricamente non è impossibile che Palombo Pozzi e compagni, caricati al massimo in un supremo anelito di sopravvivenza, riescano a battere un Palermo ormai privo di stimoli europei, mentre non mi sorprenderei se il Lecce soccombesse a Bari - feudo del «sampdoriano» Cassano - nel derby dell'estremo orgoglio pugliese.
Ma è altrettanto vero che la domenica successiva, quella del Giudizio, il Lecce ospiterà una Lazio chissà se ancora con ambizioni europee mentre la Sampdoria dovrà vedersela all'Olimpico con una Roma in corsa per la Champions League e assetata di vendetta per lo scherzo-scudetto subito dai blucerchiati dodici mesi fa. Comunque fin che c'è vita c'è speranza. La squadra di Cavasin atleticamente sta bene.
Laczko può sostituire egregiamente lo squalificato Ziegler. Al centro della difesa rientrerà un Gastaldello sperabilmente più lucido di Lucchini. Il disperato attivismo di Pozzi (che ha raggiunto Pazzini a quota 6 nella classifica dei «cannonieri» blucerchiati di stagione) al centro e di Mannini sulla fascia destra e la supersonica velocità di Biabiany potrebbero anche lasciare il segno. Guai se Guberti non venisse impiegato in partenza a fare catena di sinistra con Laczko. Auguri vivissimi e una certezza: vada come vada, la potente famiglia Garrone si farà perdonare la prossima stagione riaffidandosi a un manager di provate capacità.

Ne va della sua dignità.

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