«Ora combatto la malasanità ma tutti mi rivogliono poliziotto»

Da domani su Canale 5 l’attore veste i panni di un avvocato nella serie «Crimini bianchi» dedicata ai misfatti in corsia

da Roma

Il bello di Ricky Memphis? Che è un attore atipico. In scena, ma anche fuori. Esempio: se fate a lui le domande che permettono a tanti colleghi di esibirsi nelle risposte, lui ribatterà senza nemmeno tentare di far bella figura. Quanto le è costato il suo personaggio in Crimini bianchi? «Veramente non è che mi sia costato granché», si stringe nelle spalle lui. Che cosa le ha insegnato? «Non m'ha insegnato proprio niente». E allora perché l'ha scelto? «E chi è che l'ha scelto? Sono loro, che me l'hanno proposto».
Sincero, simpatico e bravo; più bravo di molti colleghi che si danno tante arie, Ricky Memphis è l'avvocato che in Crimini bianchi sostiene le denunce dei pazienti in lotta contro la malasanità. Quella diretta da Alberto Ferrari - e in onda per sei serate da mercoledì su Canale 5 - è la prima fiction che l'antidivo romano ha interpretato dall'infausto giorno in cui il suo ispettore di Distretto di polizia morì assassinato, fra la costernazione di ammiratori e fan. «Un effetto-bomba, che non è ancora passato. Ancora oggi, tanta gente mi chiede: ma l'ispettore tornerà? Quand'è che riprenderà a fare Distretto?».
Inutile dire quanto lo gratifichi tanta partecipazione: «Solo un'altra cosa mi fa più felice. Sapere che io, attore così “romano”, piaccio anche al nord, e molto. Dipenderà anche dai personaggi che faccio, e che in qualche modo mi somigliano: simpatici, umani, caldi». La sua, dice, è una recitazione «semplice, che va dietro al cuore. Anche perché non ho seguito nessuna scuola: diventai attore dopo che, passato al Costanzo show per recitare alcune mie “poesie metropolitane”, venni notato da Ricky Tognazzi e scritturato per Ultrà». Semplice - però - non vuol dire semplicistico: «Non ho mai accettato di fare, ad esempio, tanti film-spazzatura che mi offrivano in cambio di bei soldoni. Credo d'aver scelto sempre cose serie, dignitose. Io non dico mai d'essere bravo; ma in questo - scusatemi tanto - me lo dico eccome».
Con Crimini bianchi, accanto a Daniele Pecci, Christiane Filangieri e Micaela Ramazzotti, il semplice Memphis affronta da par suo i misfatti della malasanità: «Ci sono state tante polemiche e, probabilmente, altre ancora ce ne saranno. Ma questa fiction non va contro i medici; va contro chi cerca di coprire le malefatte di alcuni di loro. Qualcuno può negare che esista la malasanità? Che ci siano ogni anno tanti casi di danni permanenti, di morti impreviste?». E poi, oltretutto, il suo avvocato porta la cravatta: «Una cosa che io, nella realtà, non indosso mai. Mi basta metterla, per sentirmi già un altro».


Nonostante la serietà della denuncia, però, Crimini bianchi suggerisce all'attore anche altre considerazioni, più in linea col personaggio: «Dopo aver girato questa fiction ho fatto un'assicurazione sanitaria. Capirai: io sono pure ipocondriaco! E poi c'è una cosa, che mi preoccupa. Se mi capita di sentirmi male, come faccio? Capirai: dopo Crimini bianchi, non mi faranno entrare più in nessun ospedale!».

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