In fondo Giovanni Allevi è quello che appare: un compositore genialoide che ha dalla sua la forza del nuovo e perciò si trova contro i puristi conservatori. Dice: «Voglio arrivare al cuore del pubblico come fecero Mozart, Puccini e Bernstein che, ai loro tempi, subirono le stesse critiche rivolte oggi a me». E poi fulmina tutti dicendo la cosa giusta: «Sono contro il potere dell’incomprensibilità: quando Don Abbondio si sente aggredito da Renzo, si gira e gli parla in latino, in modo che lui non possa capire». E così, proprio mentre arriva a Verona da un tour mondiale per ricevere il Wind Award che è molto pop, Allevi annuncia il concerto del primo settembre all’Arena con la All Stars Orchestra che raccoglie novanta musicisti selezionati per l’occasione dalla Filarmonica di Pietroburgo, la Symphony di Londra, la Kioi di Tokyo e via elencando (compresi anche i Virtuosi italiani e i maestri dell’Arena di Verona). Però.
Giovanni Allevi, per lei si forma la madre di tutte le orchestre.
«È una bella sfida. E ci sono titubanza e paura ma va bene così: sarò caricato e darò il meglio».
Ma come ha selezionato i musicisti?
«Qualcuno di loro conosce già bene la mia musica, altri hanno ricevuto i miei cd e si sono detti entusiasti. In più, alla Julliard School di New York, uno dei conservatori più prestigiosi del mondo, hanno fatto addirittura le selezioni per trovare i candidati a questo concerto. Una soddisfazione in più».
Hanno paragonato la sua carriera a quella di Pavarotti e Bocelli.
«Loro hanno fatto in modo che la tradizione lirica entrasse nel pop. Io, che mi sento un alieno, non vado a scavalcare questo limite ma rimango nella tradizione sinfonica».
Niente contaminazioni, quindi?
«È finita quell’era che prese il via negli anni Ottanta. Con il cd Evolution ho voluto fare variazioni all’interno di un genere musicale classico. Mi piace così poco la contaminazione che ho sempre evitato le collaborazioni».
Perciò è diventato un unicum che adesso tanti provano a imitare. E fa tour in tutto il mondo.
«Ma non dimentico che il mio primo concerto è stato a Napoli il giorno del mio 21° compleanno, il 9 aprile 1990: c’erano solo cinque persone. Facevano un tifo da stadio, certo. Ma erano pur sempre soltanto cinque».
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