Ora i giudici italiani dicono alla Bielorussia: «Riportate qui Maria»

La Corte d’Appello di Genova accetta il ricorso dei «genitori». La piccola convocata come testimone

Diego Pistacchi

da Genova

Maria torna a Genova. Lo ordina la Corte d’Appello di Genova. Ora bisogna vedere se la Bielorussia, dopo essersi fatta scudo dell’autorità giudiziaria italiana per giustificare il blitz notturno con cui la bambina è stata prelevata dall’istituto di suore e rispedita a Minsk dove non voleva più tornare, continuerà a rispettare i giudici genovesi.
La data del ritorno, seppur temporaneo in Italia, è già fissata. La piccola che aveva subito violenze nell’orfanotrofio di Vilejka dovrà essere a Genova il 18 gennaio prossimo. Perché per la prima volta un magistrato ha deciso che dovrà essere ascoltata la sua testimonianza, tenuta in considerazione la sua versione e quindi anche la sua volontà. Che poi, in fondo è quanto si legge nella «Dichiarazione dei diritti del Fanciullo» firmata a New York nel 1959 e che vale più di qualsiasi costituzione, legge o regolamento statale, in quanto fonte primaria del diritto.
La Corte d’Appello di Genova ha infatti fissato un’udienza alle 10.15 del 18 gennaio per discutere del ricorso al provvedimento del Tribunale per i minorenni presentato dall’avvocato Gian Paolo Vincenti Mattioli, da suo figlio Francesco Maria e dal dottor Saverio Burgaretta, suo assistente di studio. Il legale aveva chiesto al tribunale per i minorenni di rivedere la sua iniziale sentenza che decretava la riconsegna di Maria alle autorità bielorusse. I magistrati avevano respinto quell’istanza per «carenza di legittimazione», cioè perché a loro avviso chi aveva fatto quella richiesta non aveva titolo a parlare del caso di Maria. Ma la stessa carenza di legittimazione, ha osservato l’avvocato Vincenti Mattioli, doveva valere anche per l’ambasciatore bielorusso Alexei Skripko, che aveva ottenuto la procura a rappresentare gli interessi della bambina solo successivamente (come accertato persino dalla stessa Corte d’Appello di Genova) ma al quale il tribunale aveva affidato la minore.
«Il diritto di tutelare un minore appartiene a qualsiasi cittadino del mondo - contrattacca il legale che ha anche offerto il proprio patrocinio assolutamente gratuito per la difesa di Maria - E infatti, dopo aver giustamente riflettuto a lungo sul nostro ricorso presentato il 2 novembre scorso, la Corte d’Appello non ha ritenuto di rigettarlo come fatto dal Tribunale per i minorenni, ma ha fissato l’udienza». Un’udienza che si preannuncia molto delicata. Intanto perché la Corte ha disposto la notifica «del presente decreto, unitamente al reclamo, alle controparti (ivi compreso il tutore della minore)». Quindi, davanti ai giudici genovesi, dovranno comparire, oltre ai firmatari del ricorso, la stessa Maria, il suo tutore, l’ambasciatore bielorusso in Italia assistito e difeso dall’avvocato Diego Perugini, le dottoresse Antonietta Simi e Laura Battaglia. Queste ultime sono i medici della Asl che hanno seguito Maria e che hanno consigliato il suo rimpatrio immediato e il suo inserimento in una famiglia bielorussa, dopo alcuni giorni di permanenza accanto a Maria in una comunità. «Quindi Maria non ha più, improvvisamente, bisogno di viaggi terapeutici in Italia? - si chiede l’avvocato Vincenti Mattioli - Vorremmo anche capire certi cambiamenti di opinione».
E se la Bielorussia decidesse di non rispondere alla convocazione? Di non far venire Maria in Italia? «Non può - assicura il legale - Ha accettato la giurisdizione della magistratura italiana, non può cambiare idea secondo convenienza. La Corte potrebbe eventualmente decidere di andare ad ascoltare Maria in patria, in rogatoria, e alla nostra presenza».
Ma una reazione della Bielorussia contraria alle regole italiane non sarebbe una novità. Tra chi si era fidato di Minsk c’erano anche i responsabili dei ministeri italiani degli Esteri, della Famiglia e della Solidarietà Sociale, che proprio in questa settimana avevano programmato una missione in Bielorussia per discutere dei piani di adozioni e accoglienza dei minori in Italia. Ma da Lukashenko è arrivato, improvviso, il rifiuto a ricevere il governo italiano. Tutto perché la Commissione Europea ha recentemente deciso di sospendere l’accesso della Bielorussia al sistema delle «preferenze generalizzate».

Una sorta di sanzioni economiche che a Minsk non sono state gradite e alle quali l’Italia non si è opposta come accaduto in precedenza per casi analoghi. E che hanno portato alla nuova rappresaglia sulla pelle dei bambini.

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