Ora i manichini lombardi viaggiano fino a Shanghai

La crisi c’è. Per tutti. Ma nel periodo dei tagli, dei licenziamenti e dei fallimenti, c’è un settore che se la cava meglio degli altri: quello della produzione dei manichini. Certo, le case di moda non ordinano più i modelli con sei mesi di anticipo ma con due settimane appena di preavviso. Però gli affari girano. Lo sa bene Max Catanese, amministratore delegato di Almax, società di Mariano Comense che ha da poco aperto un nuovo show room a Parigi e una succursale a Shanghai.
La sua azienda, a conduzione familiare e con 120 dipendenti, è passata attraverso crisi, concorrenza estera, picchi di richieste. E tendenze: un tempo tutte le boutique ordinavano manichini in tutto e per tutto simili alle modelle reali, con tanto di parrucca e trucco. Poi è arrivata l’epoca del manichino anoressico, taglia 38 al massimo, vitino da vespa e un fiume di polemiche al seguito. Ora l’ultima tendenza è quella del manichino stilizzato e astratto, che già è tanto se ha testa e mani. Piace così, essenziale. Tante boutique, soprattutto gli stilisti di un certo livello, chiedono i manichini rivestiti in stoffa, magari colorata, magari fantasia. E poi ci sono i manichini con le taglie forti, quelli pre maman. Quelli richiesti all’estero: ad esempio in Cina si presume che piacciano i manichini all’orientale, un po’ più minuti di quelli delle nostre vetrine.
Ora la ditta lancia sul mercato anche il manichino intelligente, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano. Grazie a un mix tecnologico hardware-software, il nuovo manichino è in grado di analizzare le caratteristiche somatiche delle persone che passano davanti alla vetrina e di memorizzare informazioni e dati statistici per elaborare nuovi piani di marketing. Ad esempio, se il manichino calcola che ad osservare la vetrina sono soprattutto donne over 40 e straniere, vorrà dire che quelle saranno le destinatarie delle campagne pubblicitarie del prodotto. Oppure, se rivelerà che le persone si fermano appena qualche secondo, vorrà dire che c’è qualcosa che non va nell’esposizione dei capi di abbigliamento.
L’azienda si è adeguata ai tempi ed oggi produce unicamente modelli eco sostenibili. «I manichini - spiega Catanese - sono tutti realizzati in polistirene antiurto, una materia infrangibile e pulita, poiché è completamente riciclabile. Per le finiture impieghiamo solo vernici ad acqua, ecologiche. Ma il nostro impegno per l’ambiente non riguarda solo i nostri prodotti. Nel 2008 abbiamo installato un impianto di pannelli fotovoltaici finalizzato all’auto produzione di energia rinnovabile, per ridurre il più possibile le emissioni di anidride carbonica».
Catanese e la sua squadra producono in media 30mila manichini all’anno e la crisi non ha portato a nessun particolare calo. I prezzi? Il modello più economico costa 400 euro e il più caro, quello con le rifiniture più dettagliate, arriva fino a 1.500 euro. «A vederli in vetrina non sembrerebbe - spiega Catanese - ma dietro ogni modello c’è un lavoro enorme. Ci sono quelli metallizzati, laccati, opacizzati, con la base in cristallo o in metallo».


Oltre a negozi e boutique, i manichini della Almax hanno posato anche in occasioni speciali: in qualche rappresentazione alla Scala e in un evento organizzato da Swarovski in cui sono stati esposti i gioielli indossati da Maria Callas.

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