«Ora i miei piccoli saranno sempre con me»

Alessia Marani

Finisce un incubo, comincia una nuova vita. Non sarà facile per i due piccoli Casamonica di 9 e 10 anni tornare a riabbracciare la loro mamma come se niente fosse. Come se da quel lontano e terribile maggio del 2001, quando papà Raffaele, oggi 34 anni, li portò via con sé dicendo che la loro mamma era morta, nulla o quasi fosse cambiato. Così, ieri pomeriggio, quando scortati dal dirigente della quarta sezione della squadra mobile romana, Dania Manti e dall’ispettore Giuseppe Molinari, hanno varcato la soglia della Questura di via di San Vitale, di incontrare la loro mamma, Eva Sordino, 32 anni, non ne hanno voluto proprio sapere.
«Continuavano a ripetere come ossessi - spiegano gli inquirenti - che la madre li aveva abbandonati, che non li aveva voluti più. Che è malvagia, mentre solo la nonna e il papà sono buoni con loro». Una litanìa continuata negli uffici della quarta sezione dove, a pochi metri di distanza, in un’altra stanza lungo il corridoio, ad aspettarli c’era Eva con tanto di regalini e pasticcini per festeggiare con l’occasione pure il compleanno del più piccolo. Un peluche per lei, una macchinina telecomandata per lui, poi una bottiglia di spumante da dividere coi poliziotti che dal 2003 erano sulle tracce del latitante scappato portandosi dietro i suoi due figli. Eva guarda le foto dei suoi bimbi e piange, finalmente dopo tanto tempo per la gioia e non per il dolore: «Sì, sono molto cambiati - ammette - e cresciuti ma ora sono di nuovo qui e tra poco potrò riabbracciarli, voglio combattere per tornare alla normalità, per offrire ai miei bambini un futuro sereno accanto a chi vuole il loro bene davvero».
Nascosti dietro cappucci e sciarpe pur di non guardare la loro mamma, alla fine, dopo tre ore l’incontro c’è stato. Un incontro tormentato, con psicologi, assistenti sociali, poliziotti e la violenta convinzione dei bambini di non volerla guardare in faccia. Come per negare fino all’ultimo la sua esistenza. E così prima si sono coperti il volto con i cappucci, poi con le sciarpe infine si sono girati dando le spalle alla madre e poi hanno chiesto che si girasse lei, sempre per non guardarla. Un rifiuto, forse una lotta dei bimbi contro se stessi per non fare crollare tutto insieme il fragile castello di bugie tirato su, soffocando tanto dolore, per dare un senso a quella morte così improvvisa della mamma, scomparsa a un certo punto dalla loro vita. Nonostante tutto, la bottiglia di spumante s’è aperta lo stesso. «Non vi lascerò più - ha detto Eva parlando ai suoi bambini -, vi voglio bene e sarò con voi qualsiasi cosa accada». «Stasera verranno con me - si rivolge la donna ai cronisti e agli agenti -, saranno sempre con me».
Per riabbracciare i suoi figli, Eva Sordino si era rivolta persino alle telecamere di «Chi l’ha visto?». Nel 2001 il Tribunale di Roma dopo anni tormentati dalla decisione di lei di separarsi dal compagno, le aveva finalmente affidato i bambini. Raffaele, sul cui capo pendeva anche un’ordinanza di custodia internazionale per reati d’usura, s’era dato alla macchia portandosi dietro i figli. Per loro niente scuola da allora, ma solo un lungo e continuo spostarsi da una città all’altra, soprattutto del Centro Italia, dove l’uomo poteva appoggiarsi a parenti e affiliati della sua famiglia, nomadi stanziali da trent’anni trapiantati dall’Abruzzo nella Capitale. Qui, dove gli inquirenti negli anni hanno confiscato loro un patrimonio di beni liquidi e immobili di decine di milioni di euro, il clan «Casamonica» sarebbe al centro di inchieste antimafia per riciclaggio, usura ed estorsione. Nel ’95 Eva, innamorata di Raffaele, si trasferisce a casa di lui, una lussuosa villa al Tuscolano.

Ma la convivenza diventa subito impossibile, nonostante la nascita dei due figli. Nel ’98 la donna decide di separarsi. Da quel momento inizia per lei un calvario fatto di minacce e intimidazioni. Finalmente, ieri, l’epilogo.

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