Ora i ministri si riscrivono la Finanziaria

da Roma

Nasce la Finanziaria fai-da-te. Lo stabilisce una circolare della Ragioneria generale dello Stato, diramata il 2 febbraio scorso, e disponibile su internet. È indirizzata a tutti i ministeri ed è relativa all’applicazione del comma 507 della Finanziaria (il vecchio e famigerato art. 53 della prima versione della manovra). Si tratta del comma che prevede tagli orizzontali per 4,5 miliardi nel 2007, per 5 miliardi nel 2008 e 4,9 miliardi nel 2009. Tagli, però, che il governo ha definito «accantonamenti resi indisponibili». Ma che hanno colpito in modo «lineare» le diverse voci di bilancio. Con riduzioni di spesa che oscillano fra l’11 e il 15%.
Entro il 28 febbraio i singoli ministeri dovranno far arrivare (secondo un modulo prestampato, allegato alla circolare) le loro osservazioni su come modificare i risparmi di spesa agli Uffici centrali del Bilancio presenti in ogni dicastero. Ed entro il 9 marzo questi uffici devono trasferire alla Ragioneria le nuove ripartizioni dei risparmi.
Fin qui, potrebbe sembrare un esercizio di semplice burocrazia. In realtà, il comma 507 sta agitanto le segreterie di ogni ministero; perché, di fatto, ogni ministro si riscrive i tagli che lo riguardano. E sul tavolo di Tommaso Padoa-Schioppa piovono lettere di protesta. Quelle più decise arrivano da Nicolais, Amato e Mastella. Questi ministri ricordano al collega dell’Economia che l’applicazione del comma 507 della Finanziaria sta comportando tagli delle spese «violenti». Fino al punto che alcuni istituti pubblici non riescono a pagare gli stipendi con i fondi a disposizione; e che per riuscirci sono costretti ad accedere al sistema del credito. Insomma, a indebitarsi.
Ma non è finita. Con la circolare viene ricordato che entro il 31 marzo il ministero dell’Economia deve predisporre un decreto con il quale «comunica» al Parlamento le variazioni suggerite dai diversi ministeri degli accantonamenti. Insomma, viene modificata in corso d’anno la Legge finanziaria. E quella approvata dalle Camere entro il 31 dicembre? Viene modificata. E per i sofisti del bilancio pubblico, si tratterebbe di un’esautorazione del Parlamento, inteso come luogo nel quale vengono decise spese ed entrate. Il contrario del principio del «no taxation whitout rapresentation», antecedente al Boston tea party (la rivolta dei coloni americani contro le tasse di Londra) e linea guida di ogni democrazia.
Viste le norme, si potrebbe pensare che quelli che oggi erano tagli (accantonamenti) non esistono più. E che dal 31 marzo ci saranno altri risparmi di spesa su diversi capitoli di bilancio. In realtà, la pubblica amministrazione sta reagendo al comma 507 in due modi. Da una parte lo applica alla lettera, e sostituisce i tagli delle spese fisse (come gli stipendi) con debiti con il sistema bancario. Dall’altra si blocca. Non acquista o paga più nulla. Il ragionamento che innesca il secondo comportamento è il seguente: e se il mio bilancio dovesse essere poi cambiato dalle modifiche agli accantonamenti? In questo caso, è meglio stare fermi. E la macchina dello Stato si ferma.


Fra l’altro, la circolare della Ragioneria ritiene che queste modifiche agli accantonamenti potranno anche «costituire un valido punto di riferimento per l’attuazione del programma straordinario di analisi della spesa (spending review), di cui al comma 480» della stessa Finanziaria. Insomma, quella di quest’anno è una Finanziaria «in progress». O fai-da-te.

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