Ora l’India fa sul serio: «Guerra se ci attaccano»

Non esclude l’opzione militare e lo dice apertamente il ministro degli Esteri indiano Pranab Mukherjee, che pure aveva escluso qualche giorno fa l’ipotesi di una guerra. «Ogni Paese sovrano ha il diritto di difendersi se attaccato», ha detto in un’intervista televisiva. La ragione del cambio di rotta indiano sembra dipendere dall’avanzare della pista pachistana: dietro all’attacco di Mumbai (quasi duecento morti) «ci sono molte ragioni di pensare che la responsabilità sia di un gruppo, nella sua totalità o limitatamente ad alcuni membri, con base nel territorio del Pakistan», ha confermato al vertice Nato un alto responsabile del Dipartimento di Stato americano. Una conferma dei sospetti che da giorni serpeggiano sul ruolo di Islamabad. Anche se ieri sera il presidente pachistano, Asif Ali Zardari, intervistato dalla Cnn ha negato categoricamente ogni coivolgimento del suo Paese: i terroristi di Mumbai, ha detto, sono «militanti apolidi che agiscono in tutta la regione».
La tensione intanto cresce, tanto che l’opinione pubblica indiana spinge perché New Delhi si comporti come gli Usa mettendo in atto un attacco contro.

La convinzione più diffusa - e confermata da Ahmed Rashid, uno dei principali esperti di estremismo islamico - è che Al Qaida o i taleban abbiano ordinato l’attacco per distogliere le truppe pachistane impegnate a contrastarli nel nord-ovest del Paese e fare in modo che si muovano al confine con l’India.

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